Truffa dei bitcoin, Pianon e Zanardi vincono il ricorso: dissequestrati orologi e contanti

Elena Zanardi a Dubai con Daniele Pianon
RONCADE - Daniele Pianon lo aveva detto subito: «Sono stato io, assieme ad altre persone, ad avviare le indagini a Dubai. Sono anch'io un truffato». Nei giorni...

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RONCADE - Daniele Pianon lo aveva detto subito: «Sono stato io, assieme ad altre persone, ad avviare le indagini a Dubai. Sono anch'io un truffato». Nei giorni scorsi il tribunale del Riesame gli ha dato ragione, dissequestrando contanti e orologi a cui la guardia di finanza aveva messo i sigilli dopo la perquisizione nella sua casa. Rimane sequestrato soltanto il terreno agricolo, con annesso un immobile da ristrutturare, a San Biagio di Callalta. Il 54enne di Roncade, indagato dalla Procura di Treviso per reimpiego in attività economiche dei profitti di reato, ha sempre respinto l'accusa di essere uno dei complici della maxi truffa da quasi 300 milioni di euro della Nft di Silea. Ci lavorava come direttore, per sua stessa ammissione, ma sottolinea anche di aver investito nella società e di aver perso «ingenti somme», definendo «criminosi» i comportamenti degli altri soci della New Financial Technology.

LA DECISIONE
Tra gli altri indagati, destinatari del decreto di perquisizione effettuato dalla Guardia di Finanza di Treviso, c'era anche la compagna di Pianon, Elena Zanardi, ingegnere aerospaziale di 40 anni residente anche lei a Roncade, amministratrice di una società dilettantistica a Mogliano Veneto e progettista meccanico in un'azienda di Casale sul Sile. E anche lei ha vinto il ricorso presentato al tribunale del Riesame tornando in possesso dei contanti che le erano stati sequestrati. E come Pianon si è sempre detta anche lei vittima del raggiro messo in piedi dai vertici della Nft pur avendoci lavorato fianco a fianco. Di diverso avviso le fiamme gialle, che avevano appunto posto sotto sequestro il terreno con immobile annesso intestato a Pianon (del valore di 230mila euro), l'unico bene tuttora nella disponibilità degli inquirenti e per il quale verrà presentato un nuovo ricorso in appello.

LA POSIZIONE


«La mia famiglia, da generazioni, ha svolto attività imprenditoriale con risultati che hanno concesso a tutti noi benessere - aveva affermato Pianon - Le mie sostanze e i beni posti sotto sequestro non sono frutto dell'attività di direttore della New Financial Technology ma dei sacrifici miei e della mia famiglia. Io sono un truffato come tutti gli altri, avendo investito cospicue somme, da me legittimamente detenute e fiscalmente dichiarate, tant'è che ho querelato gli amministratori della società per l'appropriazione indebita di quanto a loro affidato». Il 53enne ha sempre rispedito le accuse della Procura di Treviso ai vertici di Nft, affermando di voler chiarire «nella competente sede giudiziaria quanto affermato, documentando debitamente la provenienza di tutti i miei possedimenti e gli investimenti effettuati, e purtroppo perduti, a causa di comportamenti criminosi dei soci della Nft». Versione che il tribunale del Riesame ha accolto restituendo al 53enne i beni che il tribunale aveva posto sotto sequestro.

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Il Gazzettino