Chiedeva soldi per i bimbi bisognosi e poi li investiva in Bitcoin, una 69enne a processo per autoriciclaggio

Bitcoin
FELTRE - Ha ricevuto nel suo conto 60mila euro da una donna che pensava di fare beneficenza ai bambini bisognosi e 8mila 400 da un'altra che li aveva versati per sbloccare un...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
FELTRE - Ha ricevuto nel suo conto 60mila euro da una donna che pensava di fare beneficenza ai bambini bisognosi e 8mila 400 da un'altra che li aveva versati per sbloccare un pacco in Turchia. La 59enne di Santa Giustina titolare di quel conto ha poi investito tutto in bitcoin. Ora M.D.P. è accusata di autoriciclaggio e ieri, 13 marzo,era presente in aula a palazzo di Giustizia a Belluno, di fronte al Tribunale in composizione collegiale. Era assistita dal suo avvocato Pietro Tandura di Feltre.

Sono stati ascoltati gli agenti della polizia giudiziaria che hanno fatto le indagini. È emerso che la 59enne era stata contattata sui social da falsi profili che con persone che si spacciavano per l'attore turco Can Yaman. E il mistero si infittisce. Nel procedimento inizialmente era stato indagato anche un cittadino nigeriano a cui erano stati inviati i primi bonifici. Nel processo non è ancora emerso se la donna di Santa Giustina abbia poi denunciato il finto Can Yaman per quei contatti avuti sui social confluiti in una relazione virtuale.
In aula sono sfilati anche i due direttori di banca, dell'Unicredit di Santa Giustina e della Credem di Belluno che si erano accorti dei grandi importi gestiti su un conto, dove solitamente non c'erano quelle cifre: fecero le segnalazioni per i movimento sospetti come prevede la legge sull'autoriciclaggio, ma non è da lì che ha preso il via l'inchiesta. Già prima erano partite le indagini dalla denuncia di una delle due parti offese, le donne che hanno inviato il denaro nel conto della 59enne. Si tratta di una romana 70enne e una napoletana 60enne.
L'accusa nel primo capo di imputazione ricostruisce che la donna di Santa Gisutina avrebbe ricevuto 4 bonifici nel periodo di settembre 2021 nel proprio conto per un totale di 8mila 400 euro «proventi di truffa». Il raggiro sarebbe quello della merce bloccata in Turchia che la romana cercava di sbloccare con quei soldi, come le era stato richiesto. Il denaro è stato poi subito investito in criptovalure da M.D.P. tramite la piattaforma Luno Money Mpd. Nel secondo caso sarebbe stata la stessa 59enne di Santa Giustina a far credere alla donna di Napoli contattata su Instagram che stava per costituire una Fondazione per bambini bisognosi e aveva bisogno di soldi. Ricevette così bonifici per 51mila euro e successivamente altri 9mila che puntualmente spostò nella piattaforma Luno Money Mpd e Moon pay investendoli in criptovalute. I fatti vanno dall'agosto 2021 al gennaio 2022.

Le due parti offese non sono costituite nel processo e non si sono nemmeno presentate per rendere testimonianza: ieri è stato deciso di sentire solo la donna caduta nella presunta trappola della fondazione per i bambini. Parlerà in aula (se si presenterà) alla prossima udienza del 15 maggio.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino