Truffa dei Bitcoin, l'inchiesta sulla Nft si complica: «Dall'estero poco aiuto per ricostruire i flussi di denaro»

L'inchiesta sulla New Financial Technology continua: chiesti sei mesi di proroga
TREVISO - Ricostruire il flusso del denaro, convertito in criptovalute, della New Finacial Technology. E ridisegnare il castello piramidale di una company con ramificazioni in...

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TREVISO - Ricostruire il flusso del denaro, convertito in criptovalute, della New Finacial Technology. E ridisegnare il castello piramidale di una company con ramificazioni in Europa e negli Emirati Arabi. Obiettivo: mettere le mani sul “tesoro” della società che ha truffato migliaia di risparmiatori. È questo il gigantesco lavoro d’indagine che sta portando avanti la Procura di Treviso in collaborazione con la Guardia di Finanza. Ma gli accertamenti bancari rischiano di finire in un vicolo particolarmente tortuoso. Serve, infatti, la cooperazione dei Paesi dove il denaro è transitato per scoperchiare la truffa. E non sarà facile. 

LE RICHIESTE

La Procura ha fatto ricorso alle rogatorie internazionali. Ha “bussato” alla porta della Lituania in primis, perché il cambio di euro in criptovalute passa da lì. Per poi presentare rogatorie anche in Inghilterra. Ma non solo. Altre sono state presentate negli Emirati Arabi, dove hanno trovato rifugio alcuni degli indagati. Porte che, per ora, restano chiuse. «Bisognerà aspettare mesi, se non anni, e speriamo che qualche Stato estero ci risponda e, soprattutto, che ci risponda con chiarezza per ricostruire i movimenti di denaro legati alla Nft» mette le mani avanti il Procuratore Marco Martani. Che aggiunge: «Stiamo facendo un lavoro immane, un’opera d’indagine gigantesca, ma ci serve la collaborazione di Paesi che hanno un interesse specifico a rallentare le risposte». Le rogatorie sono sempre un terreno minato. Ma in questo caso, se possibile, ancora di più. E con gli Emirati Arabi, in mancanza di rapporti internazionali di cooperazione, è ancora più complesso ottenere risposta.

LE INDAGINI

Intanto, l’inchiesta procede. È stato appurato il fatto che le promesse della New Financial Technology ai propri investitori erano del tutto fasulle. Chi versava era ingolosito dalla speranza di guadagni altissimi, anche il 10 per cento, che invece si sono rivelati truffaldini. «Ricostruire l’intero castello di cessioni e di società richiede tempo. Ecco perchè, intanto, abbiamo ottenuto una proroga d’indagine di 6 mesi» puntualizza il procuratore. Per ora a risultare indagati, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, oltre che per i reati di truffa aggravata e abusivismo finanziario, sono l’avvocato Emanuele Giullini, Christian Visentin e Mauro Rizzato, le “menti” della Nft. A loro si sono aggiunti Kristian Gallina, consulente assicurativo di 39 anni di Trevignano, assieme al 48enne Massimiliano Musto, socio di Daniele Pianon, 54enne di Roncade, anche lui sotto inchiesta. E poi, per ora, una decina di broker per un giro di affari di quasi 300 milioni di euro in cui è caduta una platea di oltre 6mila risparmiatori. Le denunce dei risparmiatori truffati, molti dei quali hanno perso i risparmi di una vita, dovevano essere presentati, quale termine ultimo, entro il 30 marzo.
 

Erano quasi 200 a quella data, ma ne stanno arrivando ancora dalle Procure di tutta Italia. «Organizzare, censire, caricare e registrare la montagna di querele che sta arrivando crea un super lavoro agli uffici della Procura. E questo è solo un aspetto di un’opera gigantesca che la Procura sta mettendo in piedi. Perchè, poi, ogni querela deve essere collegata al flusso di denaro, a chi lo ha movimentato e a chi ha esercitato abusivamente l’attività finanziaria, reato molto più pesante della truffa, che prevede pene fino a 8 anni» conclude il capo della Procura.

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Il Gazzettino