Traffico delle auto di lusso a Treviso, al via il processo ma dopo 9 anni dal fatto rischia di essere un buco nell'acqua

Traffico delle auto di lusso a Treviso, al via il processo ma dopo 9 anni dal fatto rischia di essere un buco nell'acqua
TREVISO - Era stata ribattezzata "Operazione dj". Era il 2014: gli agenti della questura di Treviso avevano sgominato una banda dedita a un maxi traffico di auto di...

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TREVISO - Era stata ribattezzata "Operazione dj". Era il 2014: gli agenti della questura di Treviso avevano sgominato una banda dedita a un maxi traffico di auto di lusso. Ma quell'inchiesta rischia di finire in un nulla di fatto. Già, perché il processo ai nove indagati (uno nel frattempo è deceduto, ndr) è iniziato ieri mattina, dopo 9 anni dai fatti. E se da un lato una lunga serie di reati è già caduta in prescrizione (appropriazione indebita, truffa, frode in commercio, falso, minacce), dall'altro rimangono in piedi solo l'associazione a delinquere (che comunque si prescriverà a breve) e il riciclaggio.

Il processo

Sotto accusa sono rimasti in sei: si tratta di Massimiliano Luca Formica, 43enne di Siracusa, Juan Carlos De Jesus Espinal, dominicano di 39 anni, Luca Pastrello, 49 anni di San Donà di Piave, Francesco Levak, 58enne di Ponzano, Keidison Pujols Medina, dominicano di 39 anni residente a Treviso, e anthony Levak, 36enne di Bologna. Il caso era esploso a metà marzo del 2014 quando la polizia stradale eseguì cinque ordinanze di custodia cautelare, successivamente annullate dai giudici del Riesame. A far scattare l'inchiesta era stata una segnalazione dell'agenzia trevigiana di pratiche auto Gobbo. In breve i poliziotti si resero conto di avere di fronte una banda specializzata nel riciclaggio di fuoriserie. Secondo l'accusa la banda, truffando privati e leasing, metteva le mani su Ferrari, Bmw, Audi e Lamborghini. Fatte arrivare a Treviso, le auto di lusso venivano prima radiate al Pra e poi reimmatricolate e rivendute all'estero (Svizzera, Germania, Ungheria, Austria ed Estonia). Per farlo, secondo il pm De Donà, la banda avrebbe utilizzato documenti falsificati e prestanomi. Tutto è filato liscio per mesi e mesi, con un giro d'affari milionario, finché la banda, nel presentare una documentazione (falsa) all'agenzia Gobbo, ha commesso un errore nella richiesta di radiazione di un'Audi Q7, proveniente da Bolzano. Poi la segnalazione alla Polstrada e le indagini che hanno decapitato la banda a partire dal presunto "falsario" Pastrello. Subito dopo vennero incastrati Juan Carlos De Jesus Espinal e Francesco Levak, Keidison Pujols Medina e Massimiliano Formica oltre a un prestanome (l'indagato deceduto). Il blitz della Stradale portò al sequestro di 22 delle 23 auto taroccate per un valore di almeno un milione di euro.
 

 

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Il Gazzettino