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PORTO TOLLE - Il Senato ha detto sì alle trivelle al largo di Porto Tolle. Una forte semplificazione, ma il risultato è questo. Il Governo, infatti, ha posto la questione di fiducia al Senato sul Decreto legge Aiuti quater, che fra i vari articoli ha anche quello relativo alle Misure per l'incremento della produzione di gas naturale che prevede, appunto, lo sblocco delle concessioni di coltivazione di idrocarburi in mare tra il 45° parallelo, che attraversa Porto Tolle, e il parallelo passante per la foce del Po di Goro, a oltre 9 miglia dalla costa e con un potenziale di gas superiore a 500 milioni di metri cubi. La fiducia ha fatto sì che cadessero tutti gli emendamenti, compresi quelli che riguardavano, appunto, le trivellazioni nell'Alto Adriatico. E il voto della maggioranza, con la questione di fiducia, è stato di fatto vincolato e mercoledì sera il Senato ha approvato con 105 sì, 76 no e 3 astenuti il disegno di legge di conversione del Decreto legge, che ora passa alla Camera.
Emendamenti caduti
Fra gli emendamenti caduti, anche quello presentato dal senatore Bartolomeo Amidei, di Fratelli d'Italia, unico polesano in Parlamento, con il quale chiedeva di sostituire le parole «tra il 45º parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po» con «a una distanza di non meno di 40 chilometri a sud dal 45º parallelo». Il senatore Amidei, pur non nascondendo il proprio rammarico, si mostra ancora ottimista: «La fiducia, posta per una questione di tempi troppo ristretti e per l'importanza delle misure economiche, ha tolto la possibilità di votare i singoli emendamenti, fra cui il mio che inizialmente era fra i cosiddetti segnalati, come l'altro, del senatore Alberto Balboni, che prevedeva lo spostamento di eventuali impianti oltre le 20 miglia.
«Il Governo non ha ascoltato il Veneto»
Il 7 dicembre scorso, fra l'altro, si è riunito il tavolo di confronto al ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica con i ministri Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso, il viceministro Vannia Gava e il presidente del Veneto Luca Zaia, che ha deciso di affiancare al tavolo politico «un tavolo prettamente tecnico, deputato a fornire strumenti e studi a carattere scientifico nell'ambito delle estrazioni di gas». Il senatore Pd Andrea Martella, però, non fa sconti e attacca: «Il Governo ha deciso di non ascoltare il Veneto, le istituzioni territoriali e i cittadini che chiedono di avere voce e di partecipare alle scelte che li riguardano. Al Parlamento non sarà consentito di affrontare il tema della subsidenza e della salvaguardia del Delta del Po. Con il voto di fiducia sulla conversione in legge del decreto Aiuti Quater, sono caduti in automatico tutti gli emendamenti, evitando così una discussione nel merito dei provvedimenti. È un palese tradimento delle legittime aspettative dei veneti ed evidenzia la finzione del tavolo tecnico, la cui istituzione era stata chiesta dal presidente della Regione. Di fatto tutte le decisioni vengono prese a Roma, senza consultare i territori. Con questo Governo, il peso politico della nostra regione e del suo presidente sono ormai ridotti alle dichiarazioni di facciata».
Comitati delusi
Vanni Destro, anima del Coordinamento Polesine No Trivelle, rimarca amaro come «la decisione del Governo di ricorrere alla fiducia e di chiudere agli emendamenti fa aumentare la nostra preoccupazione: ora più che mai serve compattezza tra cittadini, politica, istituzioni locali, organizzazioni economiche e sindacali nella battaglia per opporsi anche a questo ennesimo atto ostile verso il Delta del Po, il Polesine e il Veneto nel suo insieme».
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Il Gazzettino