Il fronte no trivelle, in trecento alla marcia contro la ripresa delle estrazioni

All'iniziativa hanno partecipato molti cittadini e candidati alle amministrative

La marcia promossa dal comitato no trivelle ad Adria
ADRIA - Il fronte dei no trivelle non sfonda. La maggior parte del Polesine resta insensibile al grido d’allarme di coloro che, ieri, sono scesi in strada e si sono...

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ADRIA - Il fronte dei no trivelle non sfonda. La maggior parte del Polesine resta insensibile al grido d’allarme di coloro che, ieri, sono scesi in strada e si sono messi in marcia per dire no a una ripresa delle estrazioni. Nonostante gli organizzatori del corteo, partito da piazza Cavour, direzione piazza Garibaldi per poi ritornare davanti al teatro comunale, percorrendo riviera Matteotti, avessero esteso l’invito a partecipare alla manifestazione al presidente della Regione Veneto Luca Zaia, a tutto l’esecutivo regionale, al senatore Bartolomeo Amidei, all’amministrazione provinciale al completo e al mondo polesano dell’agricoltura, della pesca e degli operatori turistici, hanno accettato l’invito circa trecento persone. Poche le municipalità rappresentate. Tra queste, Adria, con il sindaco Omar Barbierato, con tanto di fascia tricolore, a capo del corteo, preceduto dal gonfalone della municipalità, gli assessori Francesco Avanzi e Sandro Vidali, rispettivamente di Rosolina e di Ariano nel Polesine. Era presente alla manifestazione, ma non portava con sé la fascia, anche il sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli ed altri ex amministratori polesani. In corteo anche i candidati sindaci Lamberto Cavallari e Massimo Bobo Barbujani. 


 

AZIONE SIMBOLICA 
«Abbiamo invitato i cittadini del Delta del Po, tutti i polesani, i veneti e chiunque abbia a cuore il proprio territorio a partecipare a questa azione simbolica volta a far ragionare il Governo sulla pericolosità e sull’inutilità di nuove estrazioni davanti al Delta del Po e altrove - ha spiegato Vanni Destro, portavoce del comitato Polesine No trivelle e del comitato Delta Nostro - dal momento che il Delta e il Polesine hanno già pagato e stanno ancora pagando con l’abbassamento pesante del suolo per le estrazioni precedenti. Il Polesine ospita inoltre il più grande rigassificatore off shore al mondo e ha ospitato, per oltre tre decenni, la centrale termoelettrica più grande, e inquinante, d’Europa». 


Lasciar vivere il territorio seguendo le proprie vocazioni, agricola, ittica, turistica e con tutte le attività economiche connesse, la richiesta di quanti sono scesi in strada al grido de “Il Delta del Po e il Polesine meritano rispetto: pretendiamolo”. In corteo anche moltissimi candidati consiglieri. «Questa è l’ennesima manifestazione e non sarà l’ultima», ha precisato Destro. Anche il Pd ha fatto sentire la sua voce: «Aderiamo alla marcia contro le trivelle - hanno fatto sapere i dem del circolo di Adria - dal momento che continuiamo a pensare che si tratti di una scelta sbagliata e molto pericolosa per tutto il territorio Basso Polesano. Non c’è dubbio che c’è una correlazione tra estrazione di gas e abbassamento del suolo e degli argini. Ci saranno soprattutto incalcolabili danni per l’intero settore primario, dagli allevamenti ittici all’agricoltura, forza fondamentale della nostra economia. I danni provocati al territorio sarebbero irreversibili e i costi per mantenere asciutti i terreni tolgono ogni dubbio che le trivelle porteranno vantaggi economici solo ai metaniferi per i giacimenti che, fra l’altro, si esaurirebbero in poco tempo. Non possiamo permettere che la nostra terra sia di nuovo violata».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino