TRIESTE - Il capoluogo scoppia e vuole dividere il "peso" dei troppi migranti anche con Pordenone: la prossima settimana dovrebbero infatti arrivare una trentina di altri...
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Da diversi giorni nel capoluogo regionale, 180 rifugiati dormono e vivono all’addiaccio, senza un riparo o un tetto dove poter vivere, costretti sulla strada perchè non ci sono più posti nei centri di accoglienza e nelle strutture del territorio.
Così, in accordo con la Regione che prevede una suddivisione di migranti tra le province del Friuli Venezia Giulia, Pordenone ha deciso di aprire nuovamente le porte e si sta preparando ad accoglierli, anche se non si sa ancora dove . C’è chi parla di una ventina e chi dice che saranno almeno una trentina, cifre che dipenderanno dalle soluzioni abitative a disposizione.
Sul fronte delle strutture, è stata scartata l’ipotesi dei prefabbricati per motivi legati probabilmente alla tempistica e ai costi. Intanto prosegue l’iter per la ristrutturazione di un’ala dell’ex caserma Monti, in Comina, che diventerà un centro di accoglienza. I tempi, però, si allungano e i lavori saranno ultimati non prima della fine dell’anno. La struttura è infatti necessaria nell’ottica di un accoglimento che consenta alle persone in fuga da zone di guerra di vivere protetti e al sicuro e nel contempo alle forze dell’ordine di identificare quanti chiedono asilo politico. Un iter che in Italia appare quanto mai farraginoso rispetto a ciò che avviene negli altri Paesi dell’Unione europea.
Nel frattempo, da quanto appreso, è cominciato il trasferimento dei profughi dal prefabbricato di via Piave in alcune strutture delle cooperative alle quali la Prefettura, previo bando, ha affidato l’accoglienza dei migranti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino