TRIESTE - È stata confermata oggi, 29 novembre, dalla Corte d'assise di Appello di Trieste, la condanna a 30 anni inflitta in primo grado a Francesco Mazzega per...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Francesco Mazzega, oggi in aula, è agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico nell'abitazione dei genitori a Muzzana del Turgnano (Udine) dal 26 settembre 2017.
«Non merito perdono. Ho paura anche a chiederlo, vista la gravità di quanto fatto». È il senso del concetto espresso da Francesco Mazzega oggi in aula in una dichiarazione spontanea resa prima che la Corte d'Assise d'Appello di Trieste si ritirasse in camera di consiglio per decidere se confermare o riformare la sentenza di condanna pronunciata in primo grado nei suoi confronti dal Gup del tribunale di Udine. Nelle dichiarazioni, Mazzega - assistito dagli avvocati Federico Carnelutti e Mariapia Maier - ha ribadito alcuni concetti già espressi proprio davanti al giudice di primo grado: non si capacita di quanto ha fatto e non sa come possa essere accaduto. L'uomo ha aggiunto di non riuscire nemmeno a sentir pronunciare più il suo nome, ora associato a un fatto tanto grave. Per la famiglia di Nadia Orlando, secondo quanto riferito dal loro legale, l'avvocato Fabio Gasparini, si tratta di «dichiarazioni abbastanza generiche, frasi di circostanza ancora del tutto insufficienti perché non spiegano i fatti».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino