Strangolò la fidanzata, l'Appello conferma: 30 anni all'ex fidanzato

Nadia Orlando, la vittima
TRIESTE - È stata confermata oggi, 29 novembre, dalla Corte d'assise di Appello di Trieste, la condanna a 30 anni inflitta in primo grado a Francesco Mazzega per...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
TRIESTE - È stata confermata oggi, 29 novembre, dalla Corte d'assise di Appello di Trieste, la condanna a 30 anni inflitta in primo grado a Francesco Mazzega per l'omicidio della fidanzata Nadia Orlando, di 21 anni di Vidulis di Dignano (Udine) soffocata la sera del 31 luglio 2017 a poca distanza da casa.


Francesco Mazzega, oggi in aula, è agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico nell'abitazione dei genitori a Muzzana del Turgnano (Udine) dal 26 settembre 2017. Stamani il Procuratore generale ne ha chiesto l'aggravamento della misura sulla base di una giurisprudenza della Cassazione secondo la quale si rafforzerebbe l'esigenza cautelare contro il pericolo di fuga in vista di una pena grave e imminente. Secondo la difesa di Mazzega, tuttavia, nel caso non gli è mai stato contestato il pericolo di fuga. Non sussisterebbe dunque l'esigenza cautelare. 


«Non merito perdono. Ho paura anche a chiederlo, vista la gravità di quanto fatto». È il senso del concetto espresso da Francesco Mazzega oggi in aula in una dichiarazione spontanea resa prima che la Corte d'Assise d'Appello di Trieste si ritirasse in camera di consiglio per decidere se confermare o riformare la sentenza di condanna pronunciata in primo grado nei suoi confronti dal Gup del tribunale di Udine. Nelle dichiarazioni, Mazzega - assistito dagli avvocati Federico Carnelutti e Mariapia Maier - ha ribadito alcuni concetti già espressi proprio davanti al giudice di primo grado: non si capacita di quanto ha fatto e non sa come possa essere accaduto. L'uomo ha aggiunto di non riuscire nemmeno a sentir pronunciare più il suo nome, ora associato a un fatto tanto grave. Per la famiglia di Nadia Orlando, secondo quanto riferito dal loro legale, l'avvocato Fabio Gasparini, si tratta di «dichiarazioni abbastanza generiche, frasi di circostanza ancora del tutto insufficienti perché non spiegano i fatti».
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino