Da Treviso alla Sicilia: l'allegra carovana dell'olio "sciroccato"

TREVISO - Lei non si stacca mai da sua madre, le sta sempre appiccicata perché quel mondo là fuori le fa paura, davvero paura. Ma un giorno vede il mare e per la prima volta...

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TREVISO - Lei non si stacca mai da sua madre, le sta sempre appiccicata perché quel mondo là fuori le fa paura, davvero paura. Ma un giorno vede il mare e per la prima volta lascia quell’abbraccio sicuro e si tuffa. La protagonista di questa piccola avventura è una ragazza con gravi difficoltà relazionali e tratti autistici del trevigiano e l'emozione che ha vissuto è una delle tante sperimentate dalle persone diversamente abili che quest'anno hanno partecipato al progetto ideato dall'educatore Marco Scolese e dall'architetto Tomaso Nardin della raccolta delle olive in Sicilia: così è nato So.so social made, un percorso valorizzare il lavoro di persone con disabilità o vittime del degrado. E così è nato l'olio "Scirocco".


Già, perché è un po' da "sciroccati" organizzare una carovana di auto carica di entusiasmo e di quelle persone speciali. Speciali non tanto perché portatrici di disabilità, ma perché capaci compiere con amore l'antico gesto della raccolta delle olive. Quest'anno, per il terzo anno di seguito, i partecipanti trevigiani sono arrivati fino a Napoli, poi da lì il passaggio in nave e il risveglio a Catania. Poi via verso Ragusa e l'approdo in questa casetta in mezzo all'uliveto dell'azienda Ingallinella.





Dalla mattina seguente inizia il lavoro di raccolta e con esso le grandi emozioni. Come quella volta che Mario (i nomi sono tutti di fantasia), dopo 40 anni durante i quali non ha mai cambiato il tipo di pizza, ha guardato tutti e ha detto: "Qui è tutto buono, dai, cambiamo gusto". Sembra una sciocchezza, ma non per chi fa delle proprie abitudini un rifugio dall'esterno: è un'apertura dirompente. Ma durante questa manciata di giornate succede anche che uno dei ragazzi insegni a quella che a Treviso è la sua educatrice, quella che comanda, insomma, come si fa a raccogliere le olive: «No sta preocuparte, ghe son qua mi che so, se te ga problemi, dime». Oppure faccia come Alberto, che è riuscito a far ridere tutti: «Va detto, è meglio che in comunità, già, perché qui almeno anche il presidente della cooperativa lava i piatti». E poi ci sono quei tuffi mai azzardati: un altro dei protagonisti non lo aveva mai fatto, ma poi è arrivato davanti alla "casa di Montalbano", il suo idolo -«mi lo varde sempre in television, el comissario» ha esclamato stampandosi in faccia un gran sorriso- e finalmente si è buttato fra le onde. A raccogliere olive si suderà tanto, si sbucceranno le nocche, ci si sporcherà fino ai gomiti, ma se ne guadagna in fiducia.

Sono traguardi enormi anche per tutti quegli operatori venuti dal Veneto che osservano e si emozionano. La festa finisce con l'assaggio del risultato del duro lavoro: si impasta il pane e lo si cuoce nel forno a legna e ci si versa sopra l'olio appena franto. E poi si mangia. Pizzica in gola, gli occhi si chiudono: ecco a cosa sono servite in questi giorni le mani.


CHI SONO

L'idea nasce da Soso.social made, l'educatore Marco Scolese e l'architetto e amico Tomaso Nardin, per valorizzare le produzioni realizzate attraverso il lavoro di persone con disabilità o in condizioni di svantaggio sociale. I primi partner che hanno creduto al progetto sono stati la cooperativa sociale “Solidarietà” (in particolare attraverso il servizio "orienta famiglie) e la cooperativa agricola sociale “Topinambur” di Treviso (nel punto vendita di Monigo è acquistabile l'olio "Scirocco", prodotto dai ragazzi). E da non dimenticare l'azienda agricola e biologica Ingallinella che mette a disposizione non solo l'uliveto ma anche il know-how per portare a compimento questa straordinaria avventura e tutte le persone con disabilità che vi hanno partecipato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino