Due trevigiani nell'inferno di Kiev: «Fuga di notte lasciando tutto»

Due trevigiani nell'inferno di Kiev: «Fuga di notte lasciando tutto»
TREVISO - Sono fuggiti da Kiev lasciando laggiù casa e lavoro. In fretta e nel cuore della notte. A farlo una coppia di trevigiani che è riuscita a raggiungere l'aeroporto...

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TREVISO - Sono fuggiti da Kiev lasciando laggiù casa e lavoro. In fretta e nel cuore della notte. A farlo una coppia di trevigiani che è riuscita a raggiungere l'aeroporto prima che venisse presidiato dai ribelli. Atterrati a Treviso, venerdì poco dopo le otto, Paola Mezzavilla e il marito hanno tirato un sospiro di sollievo.




Ucraina, accordo con gli oppositori, libertà più vicina per la Timoshenko.



Fino a una settimana fa, ad abbandonare Kiev neppure ci pensavano. In quella città vivono da 3 anni, il lavoro del marito ha portato Paola in Ucraina dopo circa 4 anni passati in Kazakhistan. Che ci fosse la rivolta era risaputo, ma una simile escalation di violenza la donna non se l'aspettava.



«C'era una zona della città dove c'erano le barricate - racconta - ma se non ci andavi, nel resto del centro si poteva girare con tranquillità. Anzi, una volta attraverso le barricate ci sono passata pure io, senza problemi. Per chi conosce Treviso è come dire che la barricate fossero in piazza Duomo. Basta restare in piazza Borsa e in Calmaggiore per evitare guai. A Kiev era così. Mio marito ha continuato ad andare al lavoro, ma martedì le cose sono precipitate».



Quando i ribelli hanno capito che il presidente Viktor Yanukovich non avrebbe indetto nuove elezioni, la rivolta è divampata. La coppia abitava in centro a 500 metri dai luoghi della battaglia. Nel loro palazzo risiedono due ministri, uno dei due figli dello stesso Yanukovic. «Mercoledì mio marito è arrivato a casa dicendomi che era prudente partire. Mettiti subito a fare le valigie mi ha detto, dobbiamo trovare un volo il prima possibile». Una parola: tutti i primi voli in partenza erano prenotati, risultavano "fully booked".



La preoccupazione cresce. Venerdì, intorno alle 6, la coppia trova un paio di posti liberi. Il servizio di sicurezza privata, che protegge gli stranieri, gli consiglia di mettersi in marcia per tempo. «Poco dopo le 2 la security è venuta a prenderci - racconta Paola -. Siamo partiti con il cuore in gola, le strade erano deserte, per fortuna. Ci hanno portato in un albergo fuori città, non potevamo assolutamente restare a casa, troppo alto il rischio di restare intrappolati nella guerriglia».



In albergo l'atmosfera era spettrale. Si sentivano in lontananza i rumori della battaglia e nessuno fiatava. Dopo alcune ore, insieme ad altre famiglie e con la scorta privata, marito e moglie si sono diretti all’aeroporto. «I ribelli ci hanno fermati un paio di volte, guardavano con la pila all'interno dell'auto». Soprattutto per capire se, in fuga, non ci fosse anche qualche oligarca. Alla fine l'arrivo in aeroporto e il decollo. Sul volo delle 6, che in genere è quello preso dalle badanti, tantissimi trevigiani.



A Kiev, in questi giorni, c'era la Fiera del Mobile, molte le aziende venete presenti. Sono dovuti rientrare tutti. Il pericolo era a livelli inimmaginabili. Inutile dire che l'expo è stata un flop. Paola e il marito hanno lasciato là tutto: casa, amici, oggetti personali. Si chiedono se mai li rivedranno. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino