Green pass prime multe: ristoranti, clienti e farmacie irregolari

Una verifica del green pass
TREVISO - Scattano le prime multe nella Marca dall’estensione dell’obbligo del Green pass. Un ristoratore e tre clienti di locali sprovvisti di certificato verde si...

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TREVISO - Scattano le prime multe nella Marca dall’estensione dell’obbligo del Green pass. Un ristoratore e tre clienti di locali sprovvisti di certificato verde si sono visti appioppare 400 euro di sanzione. Salasso invece per due farmacie: 2mila euro ciascuna perché i farmacisti eseguivano tamponi senza indossare tutti i dispositivi di protezione individuale previsti (camice, guanti e mascherina). In totale sono otto le sanzioni elevate dai Nas di Treviso nei primi cinque giorni di passpartout sanitario obbligatorio, a fronte di circa 80 controlli. Nel 10% dei casi sono state riscontrate irregolarità.

CONTROLLI INTENSIFICATI

Dopo il fatidico 15 ottobre i militari del Nucleo antisofisticazione e sanità hanno intensificato i controlli nelle due macro categorie di loro competenza: pubblici esercizi e grande distribuzione da un lato e le strutture sanitarie dall’altro. Finora sono stati passati al setaccio una cinquantina tra bar, pub, osterie, ristoranti, pizzerie dislocati in tutta la provincia. Ai soliti controlli relativi alla sicurezza alimentare si aggiunge ovviamente un’attenzione particolare al rispetto delle regole relative al contenimento della pandemia. E se la maggior parte di titolari e avventori si è rivelata virtuosa, non sono mancate le eccezioni.

SENZA GREEN PASS

Come il ristoratore sprovvisto di Green pass o i tre clienti di locali diversi anch’essi pizzicati senza certificato verde quando in realtà l’obbligo di controllarlo in caso di consumazione al chiuso è in vigore dal 6 agosto scorso. Per tutti è scattata una sanzione da 400 euro, come da normativa. E nel caso dei clienti la stessa sanzione è stata comminata anche ai rispettivi titolari, che hanno l’onere di accertarsi che chi entra nel loro locale sia in possesso di Green pass. In altri due casi i Nas trevigiani hanno contestato invece violazioni legate alla cartellonistica sui luoghi di lavoro legata sempre alle misure di contrasto alla pandemia.

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NIENTE DPI

Ma la situazione che lascia forse ancora più interdetti è quella riscontrata in due farmacie della Marca. Farmacie che come nel resto d’Italia sono prese d’assalto in questi giorni da chi per ottenere il Green pass preferisce farsi tamponare ogni 48 o 72 ore piuttosto di vaccinarsi. Qui i farmacisti non indossavano tutti i dpi previsti dalla normativa. Nonostante le farmacie siano da inizio pandemia presidi impegnati nella lotta al Covid e da cui ci si aspetta una ferrea osservanza delle norme. Invece non sempre accade. Motivo per cui per le due attività è scattata una sanzione da 2mila euro. Mentre al momento nelle altre strutture controllate dai militari (compresi ospedali e laboratori di analisi) non sono emerse irregolarità. I controlli proseguiranno fino a fine anno. L’obbligo del Green pass in tutti i luoghi di possibile assembramento e anche nei luoghi di lavoro è in vigore fino al 31 dicembre.

«GIORNI DI CONFUSIONE»

A restituire una fotografia di come i pubblici esercizi della Marca hanno vissuto l’obbligo di Green pass anche per i dipendenti è la presidente provinciale di Fipe Confcommercio Dania Sartorato: «Sono giornate di confusione in cui i dipendenti vaccinati hanno dovuto fare qualche sacrificio in più per coprire i turni di chi si è messo in coda per il tampone». Nell’ “esercito” di oltre 2mila imprese associate non ci sono stati casi almeno finora di No vax-No Pass irriducibili tanto da compromettere l’apertura dei locali, riferisce la presidente. E anche alcuni dei più scettici sembrano accarezzare l’idea di inocularsi il siero perché a conti fatti un tampone ogni due o tre giorni è una spesa notevole di tempo e risorse. «L’auspicio è che aumenti la percentuale, già alta, di dipendenti vaccinati. Ci si aspetta la collaborazione dei dipendenti per non gravare ulteriormente sulle attività già penalizzate dal lungo periodo di restrizioni» - prosegue la Sartorato, che non nasconde la fatica della categoria nel controllare adesso non solo gli avventori ma anche i dipendenti. «Stiamo diventiamo dei controllori e non è questo il nostro lavoro. Per questo è importante che ognuno faccia la sua parte. L’aspettativa è di poter lavorare nelle migliori condizioni possibili». 

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Il Gazzettino