OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
TREVISO - «Ermes! Ma chi ti ha dato il permesso di chiudere?». Il sindaco Mario Conte, accompagnato dall’ex assessore Giuseppe Basso e attuale capogruppo della sua civica, entra nell’osteria “Municipio” poco prima delle 12,30. Ha un tono allegro ma stupito e si rivolge all’oste balzato agli onori della cronaca: dopo 35 anni di attività, di cui 31 passati dietro al bancone a servire vini di qualità, Ermes ha deciso di andare in pensione. E di chiudere. Non subito, ma l’orizzonte è ormai fissato: a novembre sarà ufficialmente pensionato e il suo locale avrà un destino diverso. Un colpo non da poco per gli amanti della trevigianità, per chi ricerca ancora la Treviso di un tempo che sopravvive in locali come questo, dall’arredamento retrò, con gli scatoloni dei vini in bella vista, le bottiglie ordinatamente disposte tra la vetrina dei panini e il piano lavoro. Ma il sindaco è solo l’ultimo di una lunga serie di clienti increduli e in processione dalla mattina: «Ma veramente vai in pensione?», la domanda più gettonata. Il timore è quello di perdere un punto di riferimento: «Ci vediamo da Ermes», è ormai diventato un modo di dire della piazza, è entrato nel linguaggio di tutti quelli che amano un calice di prosecco ma anche il gusto di un buon rosso.
AL LAVORO
«A 67 anni è arrivato il momento di dire basta», ammette con un mezzo sorriso il diretto interessato mentre tira fuori la bottiglia di “surlì”. È giunto in via Municipio nel 1989, quando la città era del tutto diversa sia come persone, che come clienti. Per non parlare dell’andirivieni di gente. «Non sono io il primo a dirlo - ammette - ma non si possono fare paragoni con quell’epoca. Oggi in centro ci viene poca gente e quella che gira spende sempre meno. Non è un problema solo di Treviso, ma di tutte le città. E anche i clienti sono cambiati. All’inizio della mia attività quello che alzava il gomito poteva essere anche un personaggio particolare, divertente. Oggi, invece, a volte c’è da aver paura. Sono mutati i tempi». Non è cambiato invece Ermes, “l’oste astemio” che a dirlo è un ossimoro. Lui sorride ancora: «Però la mia forza è sempre stata quella di scegliere vini di qualità. Mi piace tantissimo il mio lavoro. Mi piace comprare vini anche particolari, di un certo livello e proporli ai clienti». Ovviamente senza mai assaggiarli. Ma questa, alla lunga, è diventata la sua forza: il vino, per apprezzarlo, ha dovuto studiarlo. E ha avuto ragione: «Chi viene qui - dice - lo fa perchè sa di trovare vino di qualità, e ci viene consapevole di poter spendere anche 4-5 euro a bicchiere. Mi sono sempre detto che avrei continuato a fare questo mestiere fino a quando avrei avuto la voglia di cercare vini di un certo tipo e di preparare panini e tramezzini con prodotti di pregio. Qui faccio tutto io. La voglia c’è ancora, ma gli anni passano». Ermes non ha dipendenti. È un oste vecchio stampo: «Ormai quelli della mia generazione si stanno ritirando». Purtroppo.
IL FUTURO
Ermes non ama molto la pubblicità. È da sempre refrattario a foto e interviste. Bisogna cogliere il momento giusto per parlare con lui. E non è molto prodigo di informazioni su cosa accadrà nei prossimi mesi. Il locale, molto probabilmente, dopo un periodo di chiusura passerà di mano. Ma non è detto che rimanga così com’è adesso, come è capitato per esempio con la “Gigia” ereditata da due ragazze che ne hanno salvato l’originalità. Lui ammette: «Vedremo, spero solo che chi lo prenderà voglia portare avanti il lavoro che ho impostato in 35 anni di attività».
Il Gazzettino