Treviso. Bambini schiaffeggiati, umiliati e maltrattati: istituto chiuso, un'indagata

La sede dell'Opera Pj in via Zermanese a Treviso
TREVISO (30 luglio) - Un'altra storia di maltrattamenti, abusi, piccole ingiustizie nei confronti dei minori. Ancora una volta, dopo il caso della Nostra Famiglia, nell'occhio del...

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TREVISO (30 luglio) - Un'altra storia di maltrattamenti, abusi, piccole ingiustizie nei confronti dei minori. Ancora una volta, dopo il caso della Nostra Famiglia, nell'occhio del ciclone finisce un istituto trevigiano che i ragazzi dovrebbe aiutarli ed educarli. I carabinieri hanno messo sotto inchiesta per abuso di metodi di correzione Elda Masi, la responsabile dell'Opera PJ, istituto di via Zermanese che si occupa del recupero di adolescenti con forti problemi caratteriali, di comportamento e di devianza. Una storia con molti punti oscuri, ancora tutta da verificare, su cui l'attenzione dei militari dell'arma e del pubblico ministero Barbara Sabattini, che coordina l'inchiesta, è massima.




Tutto è partito da una denuncia presentata dalla famiglia di uno dei piccoli ospiti. Lo scorso marzo un giovane, in lacrime, si è sfogato con la madre rivelando i metodi durissimi utilizzati nell'istituto. I genitori hanno quindi rivelato ai carabinieri una realtà fatta di punizioni eccessive, durissime, a volte umilianti. I ragazzi sarebbero stati schiaffeggiati per cose di poco conto, insultati e sbeffeggiati. I castighi inflitti a chi sgarrava erano, seconda l'accusa, incredibili: bambini costretti a restare in piedi per ore con le posture più scomode, spinte e offese. Il campionario di presunte nefandezze è vasto e comprende un periodo di tempo molto lungo: dal dicembre 2007 a pochi giorni fa. Immediate le indagini che hanno portato all'accusa nei confronti della responsabile dell'Opera PJ.



Ieri, sotto una pioggia battente, la sede dell'associazione è rimasta immersa nel silenzio. Sette minori, di età compresa tra gli otto e i quattordici anni, sono già stati allontanati da qualche giorno con un provvedimento firmato dalla Procura dei minori di Venezia. Il cancello d'ingresso è stato chiuso. Al citofono ha risposto una voce di donna che si è limitata a ripetere: «Non abbiamo nessun commento da fare». Poi tutto è tornato a tacere. Negli uffici della Procura trevigiana e nella caserma dei Carabinieri di via Cornarotta si lavora invece a pieno ritmo. L'obiettivo è quello di fare chiarezza in tempi brevi. Il pubblico ministero ha chiesto un incidente probatorio per cristallizzare la situazione, prima che venga inquinata o stravolta da fattori esterni, e portare le prove raccolte direttamente in giudizio. I ragazzini verranno quindi sentiti con l'ausilio di uno psico-pedagogo in tempi molto stretti in modo da limitare i condizionamenti esterni dovuti all'eco che questa vicenda sta avendo su televisioni e giornali.



«Voglio saperne di più - commenta l'assessore regionale al Sociale Remo Sernagiotto - ora però le indagini sono ancora in corso e non intendo intralciarle. Di certo, a settembre, andremo a verificare tutto questo sistema dell'assistenza, dai tossicodipendenti ai minori in difficoltà. Serve metterci mano. La mia idea sarebbe quella, per i minori, di puntare tutto su centri di accoglienza e poi sull'adozione temporanea nelle famiglie. Ma sono cose di cui parleremo con giudici del tribunale minorile e psicologi. Non sono preoccupato per quello che sta accadendo, però mi dispiace molto. Per operare nel sociale occorre il cuore, questi posti di lavoro non possono essere surrogati per chi non trova altro».
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Il Gazzettino