Padova. Risucchiato dal treno, focus delle indagini sulle barriere lungo la strada ferrata

Giovanni De Faveri
PADOVA - Le indagini sulle morte dell’idraulico Giovanni De Faveri, risucchiato da un treno nel tardo pomeriggio di sabato, si stanno focalizzando sul tema sicurezza lungo...

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PADOVA - Le indagini sulle morte dell’idraulico Giovanni De Faveri, risucchiato da un treno nel tardo pomeriggio di sabato, si stanno focalizzando sul tema sicurezza lungo la strada ferrata. Secondo una prima ricostruzione effettuata dagli inquirenti in via Giovanni Peano in zona Montà dove risiedeva lo sfortunato 53enne, non ci sarebbero recinzioni a delimitare il passaggio dei convogli. 

Il pubblico ministero Marco Brusegan, titolare delle indagini, ha ordinato agli uomini della Polfer di accertare la presenza o meno di barriere protettive. Intanto nella giornata di martedì sarà effettuata l’autopsia da parte del medico legale Rossella Snenghi. Al momento è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti.

I FATTI

L’idraulico, sabato pomeriggio intorno alle 16, è uscito di casa e in auto ha raggiunto la farmacia Miani di via Montà. Qui ha acquistato alcuni medicinali per curare la gastroenterite di cui soffriva da alcuni giorni. È poi tornato alla sua macchina, ma il mezzo a causa di un guasto non partiva più. Così ha deciso di rientrare in via Peano a piedi. La famiglia, sapendo del suo stato di salute e non vedendolo tornare in tempi brevi, si è impensierita. 
Una nipote l’ha chiamato al telefono cellulare e lui ha risposto così: «Non ti preoccupare, dì alla nonna che adesso torno a piedi, mi si è rotta la macchina ma tra dieci minuti sono lì». Ma a casa non è mai più tornato. Giovanni De Faveri, 53 anni originario di Motta di Livenza in provincia di Treviso, è stato risucchiato e ucciso da un treno. A trovare il corpo lungo la massicciata sono stati alcuni operai, impegnati nell’area tra il deposito “Squadra rialzo” e il bivio per Montà, che hanno dato l’allarme.

LE INDAGINI

L’idraulico, secondo una prima ipotesi investigativa, forse versava in uno stato confusionale a causa della gastroenterite e si sarebbe ritrovato in quell’area dedicata alla pulizia e al passaggio dei treni proprio perchè sprovvista di una barriera protettiva.

Poi, ma anche qui siamo nel campo delle ipotesi, colto da un malore non si sarebbe accorto del passaggio di un convoglio rimanendo risucchiato. La morte, secondo l’esame esterno effettuato sul cadavere da parte del medico legale, sarebbe stata istantanea

«Mia madre che abita con Giovanni mi aveva detto che era passata un’ora da quando era uscito - ha raccontato la sorella Donatella - e non lo vedeva rientrare. Così mia figlia l’ha chiamato e lo zio le ha risposto che aveva avuto problemi con l’auto, non si apriva più con il telecomando, e dopo aver trafficato un po’ si era arreso e aveva deciso di tornare a piedi. Mia figlia, quando abbiamo saputo cosa era successo, me l’ha detto che Giovanni sembrava un po’ spaesato. Stava male». In queste ore gli uomini della Polfer, oltre a valutare la sicurezza lungo la strada ferrata nel punto in cui è deceduto l’idraulico e quindi accertare l’eventuale presenza o meno di barriere, stanno cercando possibili testimoni dell’incidente e il macchinista del treno che lo avrebbe sfiorato risucchiandolo sotto il convoglio.

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Il Gazzettino