«Prima ti torturo e poi ti uccido»: padre furibondo verso il ragazzo che ha abusato della figlia 13enne dopo uno spinello

L'uomo, 40 anni, rinviato a giudizio: è accusato di averlo bloccato in casa e colpito con una spranga e una padella

Maltrattamenti violenza
«Ti torturo per quattro giorni e poi ti uccido». Era tale la rabbia del papà di una tredicenne nei confronti del giovane sospettato di aver ceduto...

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«Ti torturo per quattro giorni e poi ti uccido». Era tale la rabbia del papà di una tredicenne nei confronti del giovane sospettato di aver ceduto all’adolescente spinelli e di averne abusato sessualmente, da organizzare una spedizione punitiva, trattenere il ragazzo nel proprio appartamento, picchiarlo e minacciarlo. La vicenda è controversa. Un intreccio di situazioni che hanno dato vita ad altri procedimenti penali in cui i ruoli di imputato e parte offesa si invertono. Ieri, nell’udienza preliminare del gup Monica Biasutti, è stata valutata la posizione del genitore, un quarantenne che risiede nel Friuli Occidentale, difeso d’ufficio dall’avvocato Sarah Soveri. Il gup lo ha rinviato a giudizio. Sarà il collegio presieduto dal giudice Alberto Rossi a fare chiarezza sulla vicenda. La vittima ieri si è costituita parte civile con l’avvocato Sara Rizzardo.


LE ACCUSE
Il 40enne dovrà difendersi dalle ipotesi di sequestro di persona, lesioni personali e minacce. Tutto nasce in una situazione familiare molto delicata. Padre e figlia all’epoca dei fatti - giugno 2020 - non potevano convivere perché al genitore è stata revocata la patria potestà. Venuto a conoscenza delle frequentazioni della figlia, l’uomo ha reagito organizzando, stando al capo di imputazione, una spedizione punitiva. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, venuto a conoscenza che nel 2019 il ragazzo aveva abusato della figlia appena tredicenne dopo averle fatto fumare uno spinello, si sarebbe fatto aiutare da altre persone per tendere un’imboscata al giovane. Quest’ultimo con un sotterfugio è stato portato nell’abitazione dell’imputato.


IL SEQUESTRO


Una volta entrato in casa, l’uomo ha chiuso la porta a chiave per impedirgli di uscire. Che cosa sia successo in quelle stanze dovrà chiarirlo l’istruttoria dibattimentale, perché le versioni raccolte dai carabinieri sono contrastanti. La vittima sostiene di essere stata minacciata di torture e morte. L’uomo avrebbe poi cominciato a picchiarlo usando anche una spranga e una padella, procurandogli lesioni alla schiena e al ginocchio (giudicate guaribili in cinque giorni). Il ragazzo sostiene di essersi sottratto a tanta furia approfittando di un momento di distrazione del quarantenne. Si trovava nel terrazzino, al primo piano, e si sarebbe lanciato di sotto. Una tenda avrebbe attutito la caduta impedendogli di farsi del male. L’imputato si è sempre difeso sostenendo di aver perso la testa, ma di non aver mai sequestrato il giovane, che entro breve comparirà davanti al giudice per le udienze preliminare per i presunti abusi sessuali nei confronti della tredicenne. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino