Belluno. Trasporti, corse tagliate e prezzi aumentati: sindacati e lavoratori in piazza

La protesta si concretizzerà con un corteo che partirà alle 9 dal piazzale della stazione per arrivare a Palazzo Piloni, sede della Provincia, tra l’altro socia di Dolomitibus

La stazione di Belluno
BELLUNO - Sono quattro i “perché” con cui i sindacati bellunesi uniti - Filt Cgil, Uiltrasporti e Faisa Cisal – mettono in calendario una manifestazione...

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BELLUNO - Sono quattro i “perché” con cui i sindacati bellunesi uniti - Filt Cgil, Uiltrasporti e Faisa Cisal – mettono in calendario una manifestazione pubblica per protestare contro un trasporto pubblico ormai all’osso con continui tagli alle corse per carenza di autisti. L’appuntamento è per sabato 21. La protesta si concretizzerà con un corteo che partirà alle 9 dal piazzale della stazione per arrivare a Palazzo Piloni, sede della Provincia, tra l’altro socia di Dolomitibus. Perché a pagare il disservizio, che è esploso all’inizio del nuovo scolastico e non è ancora stato superato, sono utenti, studenti, autisti e l’intero territorio. 


«I lavoratori dei trasporti – si legge nella nota ufficiale delle tre sigle sindacali - si fanno capofila di una manifestazione che, auspicano, sia condivisa da tutta la popolazione bellunese, esausta per un trasporto pubblico che non si può più definire tale». Una questione importante. E per questo invitano studenti, lavoratori, cittadini ad unirsi alla protesta «per capire - dicono - che al territorio non serve né l’elemosina né l’ennesima soluzione tampone, ma servono progettazione, risposte e risorse reali per poter continuare a vivere in montagna». 
Tante le ragioni della protesta. «Il tempo dell’attesa, delle promesse - proseguono i sindacati - si è esaurito da tempo e il prezzo dai cittadini e dai lavoratori è stato bene e troppo pagato». 

Perché si protesta

Quattro i pilastri che reggono la protesta: «Perché pagano gli utenti – scrivono - con un vergognoso rincaro di biglietti e abbonamenti. Con l’assenza di servizio, perché poco remunerativo. Con continue soppressioni, ritardi, disservizi». Ma la bomba a orologeria, nel senso che la sua deflagrazione era stata ampiamente prevista dagli stessi sindaci che avevano messo in guardia Dolomitibus, è scoppiata nel momento in cui sono iniziate le lezioni del nuovo anno scolastico. Ecco quindi la seconda voce: «Perché pagano gli studenti – prosegue il comunicato sindacale - ogni sera a controllare se la mattina dopo riusciranno ad andare a scuola e alla fine della scuola rientrare a casa. E perché da casa non potranno più muoversi: per lo sport, per gli amici... per vivere». 
Il terzo elemento ricordato dalle tre sigle sindacali sono gli autisti che, è stato ricordato spesso sono pochi perché sono pagati poco, perché non riescono nemmeno a prendersi ferie o permessi, perché non sono incentivati. Si legge infatti: «Perché pagano gli autisti: sottopagati rispetto alle enormi responsabilità: basti ricordare che di fronte al rischio che comporta trasportare persone, ricevono una paga di 1.400 euro al mese. Sono costretti a svolgere turni di lavoro massacranti e sono anche trattati da disertori». Una parola forte che i sindacati utilizzano perché nelle scorse settimane Dolomitibus ha pubblicato in più di una occasione un comunicato dando la responsabilità delle corse saltate alle “defezioni” degli autisti, lasciati scappare che tanto “uno vale uno”, con perdita di professionalità e di attenzione da parte del territorio.


E dieci giorni fa in un altro comunicato congiunto i sindacati aveva stigmatizzato l’uso di questo lessico: «L’espressione defezione, testualmente, indica un venire meno ai propri impegni, alla parola data, alla fede. In termini militari invece riporta alla diserzione. È un termine offensivo, dispregiativo e tradisce ancora una volta la non volontà aziendale di trovare una risposta sinergica al problema del trasporto pubblico locale. Chi ha disertato, ha abbandonato, tradito è l’azienda, ieri e, ancor più oggi». Infine a perderci è l’intera provincia: «Perché paga tutto il territorio che da mesi lancia disperatamente grida di aiuto ad una politica sorda, cieca e muta. Ma non abbiamo bisogno delle scimmiette, abbiamo bisogno di risposte. Per questo chiediamo a tutti di scendere in piazza con noi sabato 21 ottobre ore 9 in piazzale della stazione a Belluno con corteo fino a Palazzo Piloni, davanti alla Provincia in piazza Duomo a Belluno». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino