Una staffetta transfrontaliera di quasi settecento chilometri dall'Austria al Piemonte, passando per il Friuli Venezia Giulia e tutto il Nordest per una missione da cui...
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LA VICENDA
«Ad Alessandria c'era un ragazzo che aveva bisogno del trapianto di midollo osseo perché affetto da leucemia - spiega Massimo Pieraccini, direttore generale degli "angeli dei trapianti" - la fortuna ha voluto che tra i suoi parenti sia stato individuato un donatore compatibile. Il problema più grosso era dato dal fatto che risiede in Austria, nella zona di Villach, in Carinzia». Una situazione che in condizioni normali sarebbe relativamente semplice da risolvere, ma che l'emergenza Covid-19 complica terribilmente: dal 10 marzo, infatti, nessun italiano può recarsi in Austria se non con un certificato medico e nessun austriaco può rientrare dall'Italia senza essere sottoposto a regime di quarantena obbligata. È una lotta contro il tempo: le cellule di midollo osseo hanno una vitalità limitata nel tempo e anche il malato «non può aspettare perché si trova in una situazione irreversibile. Ha fatto delle terapie per prepararlo al trapianto e se non riceve il Dono viene esposto a gravi rischi che potrebbero portarlo alla morte». Ogni minuto diventa quindi fondamentale per la buona riuscita dell'operazione. La conferma della disponibilità delle cellule giunge alla centrale operativa NOPC venerdì sera, e subito si entra in azione.
SOLIDARIETA' EUROPEA
«Grazie alla collaborazione del Centro di cooperazione di polizia di Thörl Maglern a cui abbiamo inviato tutta la documentazione, siamo riusciti a organizzare una missione capace di "neutralizzare" il problema dei confini chiusi permettendo alle cellule di arrivare la notte scorsa ad Alessandria». La difficoltà non è individuare i due "staffettisti", quella è la prassi, ma convincere le autorità a trovare un luogo dove poterli far incontrare.
COME UN FILM DI SPIE
Sullo sfondo due Paesi i cui confini, che sembravano svaniti nel nulla con il trattao di Schengen, sono improvvisamente comparsi, in mezzo un box isotermico passivo con elementi refrigeranti capaci di mantenere la temperatura tra i 2 e gli 8 gradi condizione fondamentale per tenere in vita le cellule. L'unica via di salvezza è quella che una volta si chiamava "no man's land", la terra di nessuno. Le autorità austriache "suggeriscono" il valico di Coccau ed è proprio lì che, sotto gli occhi vigili delle rispettive polizie, i due volontari si incontrano. «Un collega austriaco è giunto in auto fino al confine dove era stata predisposta un'area in cui la collega italiana ha potuto, in totale sicurezza, prendere in carico il prezioso Dono e portarlo all'ospedale di Alessandria dove questa notte (ieri notte ndr) è stato fatto il trapianto». Una situazione davvero particolare che il NOPC, nonostante fin dal 1993 si occupi di trasporti urgenti per donazione e trapianto di organi, non aveva mai dovuto affrontare. «Siamo i custodi della vita del nostro malato. Annualmente facciamo circa 500 trasporti internazionali, ci è capitato di portare un Dono dalla Cina fino a Buenos Aires e, nonostante le numerose difficoltà che dobbiamo affrontare, abbiamo sempre centrato il risultato. Non potevamo certo permettere che il Coronavirus ci facesse fallire la missione». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino