Disastro ferroviario colposo: Schivi condannato per l'incidente fra due tram, assolto l'altro conducente

Disastro ferroviario colposo: Schivi condannato per l'incidente fra due tram, assolto l'altro conducente
TRIESTE - Una condanna a otto mesi di reclusione con la condizionale per disastro ferroviario colposo. È quella inflitta, in primo grado, a Stefano Schivi, di 57 anni, alla...

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TRIESTE - Una condanna a otto mesi di reclusione con la condizionale per disastro ferroviario colposo. È quella inflitta, in primo grado, a Stefano Schivi, di 57 anni, alla guida della vettura numero 405 dello storico tram di Trieste il 16 agosto 2016 che si scontrò con una vettura proveniente in senso contrario, la 404, in prova.

Assolto, invece, l'altro imputato al processo, Fulvio Zetto, di 55, che era alla guida proprio della 404. Nell'incidente rimasero ferite otto persone. Lo ha stabilito il collegio presieduto dal giudice Piervalerio Reinotti.

Il pm, Matteo Tripani, aveva chiesto la condanna a 1 anno e 4 mesi per entrambi i conducenti della Trieste Trasporti, gestore della linea. Schivi, per bocca del suo legale, Andrea Valanzano, ha già ipotizzato ricorso contro la sentenza.

Il 16 agosto 2016 erano in corsa quattro carrozze, anziché tre come al solito: la 402, condotta da Daniel Marchi, la 406 da Rodolfo Purich, la 405 da Stefano Schivi e, infine, la 404 manovrata da Zetto. La 405 di Schivi, che viaggiava in direzione di Opicina, sul Carso, sostò alla fermata e attese l'incrocio con la 406 guidata da Purich che stava andando a valle, verso piazza Oberdan (è la fase del normale scambio con il convoglio in discesa), lasciandola passare. Ma la 406 era seguita a distanza dalla 404, la vettura di prova, che andava in direzione del centro città. La presenza di questa vettura creò un fraintendimento nella comunicazione tra operatori. A scambio avvenuto, infatti, la 405 ripartì per continuare la strada, ma alla prima curva si trovò di fronte la 404 (la carrozza di prova) che stava scendendo a Trieste. Le due vetture dunque si scontrarono.

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Il Gazzettino