Tragica battuta di caccia in Albania, 15enne ucciso: vicentino condannato, battaglia sul risarcimento da 1 milione di euro

foto di repertorio
VENEZIA - Dopo vent'anni si riapre in Veneto la vicenda giudiziaria di una tragica battuta di caccia in Albania. Prima il Tribunale di Vicenza e poi la Corte d'Appello di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - Dopo vent'anni si riapre in Veneto la vicenda giudiziaria di una tragica battuta di caccia in Albania. Prima il Tribunale di Vicenza e poi la Corte d'Appello di Venezia avevano condannato un artigiano di Malo e la compagnia assicurativa Generali Italia a risarcire, con un milione di euro, i familiari di un 15enne ucciso da un colpo di fucile. Nonostante la condanna penale rimediata al di là dell'Adriatico, il vicentino si è sempre proclamato innocente, ma ora la causa civile sarà discussa in Cassazione, dove dovrà essere sciolto il nodo della legge da applicare: italiana o albanese?


L'ACCOMPAGNATORE
La disgrazia era avvenuta il 17 ottobre 2003, durante la trasferta di alcuni cacciatori veneti nella campagna albanese, organizzata da un'agenzia. Un proiettile vagante aveva colpito a morte Bledar Abdurrahmani, mentre era impegnato con il padre nei lavori agricoli sul terreno di proprietà familiare. Inizialmente l'accompagnatore del gruppo si era auto-incolpato, tanto che gli italiani erano tornati regolarmente a casa con i loro fucili. Successivamente però l'albanese aveva ritrattato e per l'omicidio colposo era stato processato Evelino Casara, condannato in via irrevocabile nel 2009 dalla Corte Suprema di Tirana a 3 anni di reclusione, pena in seguito coperta dall'indulto. «Una storia drammatica dice l'avvocato Alessandro Zocca innanzi tutto perché è deceduto un ragazzino, ma anche per le conseguenze sul mio assistito. Purtroppo non sempre la verità processuale corrisponde a quella effettiva».
I DANNI

Il contenzioso civile è stato avviato in Veneto. Fra il 2018 e il 2020 i giudici di Vicenza e di Venezia hanno condannato Casara e Generali, in solido tra loro, a ristorare i danni patiti dalla famiglia della vittima: 300.000 euro a ciascun genitore, 130.266 ognuno ai due fratelli e alla nonna, 7.000 per le spese funerarie. Sia l'artigiano che l'assicurazione, però, hanno presentato ricorso in Cassazione, lamentando fra l'altro il fatto che sia stata applicata la legge italiana nella liquidazione del risarcimento per un reato commesso in territorio albanese. Ora dunque si pone una questione di diritto, che dovrà essere risolta: «Se, una volta che si affermi l'applicabilità della legge straniera alla luce delle norme di diritto internazionale privato, sia poi possibile integrare tale legge in punto di quantificazione dei danni non patrimoniali da perdita del rapporto parentale, liquidando tali danni secondo i noti criteri delle tabelle milanesi». Quindi la Suprema Corte ha disposto il rinvio della causa in udienza pubblica. Dopo vent'anni, la vicenda giudiziaria continua.

  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino