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TREVISO - A prestare a Lanfraco De Gennaro l’areo poi precipitato a Trevignano, è stato l’ex generale e pilota dell’Aeronautica Militare Alberto Moretti. Non è un nome da poco. Moretti è stato pilota di grande talento delle Frecce Tricolori e, soprattutto, ha volato assieme a Mario Naldini e Ivo Nutarelli, due dei tre piloti delle “Frecce” morti del disastro di Ramstein in Germania il 28 agosto del 1988 dove perirono anche 80 spettatori arrivati nella base per seguire le esibizioni della pattuglia acrobatica italiana. Naldini e Nutarelli erano anche ai comandi dei caccia F-104 presenti nei cieli di Ustica la sera del 27 giugno 1980, quando esplose in volo il DC9 dell’Itavia. Loro avvistarono l’aereo poco prima dell’incidente. E in volo quella stessa sera, col suo caccia F-104, c’era anche Moretti. La sua vicenda riemerge in questi giorni. Moretti, nel corso degli anni, è stato sentito più volte dal giudice Priore che a lungo ha tentato di mettere assieme i pezzi di quello che resta uno dei più grandi misteri d’Italia. Moretti, ancora nel 2014 in una conferenza organizzata dall’allora parlamentare Carlo Giovanardi alla Camera dei Deputati, ha ricordato la sua vicenda.
I FATTI
La sera del 27 giugno Moretti, decollato da Grossetto come Nutarelli e Naldini, sorvolava una zona diversa ma poco distante da dove avvenne il disastro.
LA FATALITÀ
E proprio il giorno dopo la tragedia di Ramestein Moretti doveva assumere il ruolo di capo formazione della pattuglia a quel punto da ricostruire. E dovette fare i conti con una convinzione che ancora oggi resta in molti ambienti ma mai provata: a provocare l’incidente delle Frecce fu un sabotaggio per impedire a Naldini e Nutarelli di essere sentiti nuovamente da chi indagava su Ustica. Moretti alla teoria del complotto non ha mai creduto. E quel 25 novembre 2014 a Roma ha ripetuto quanto sempre detto in ogni occasione: dopo aver visto filmati e ricostruzioni, la sua conclusione è che l’incidente di Ramstein fu una tragica fatalità.
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