Tragedia di Torre di Mosto, l'appello della figlia: «Ora lasciateci in pace»

L'auto della donna lasciata nel luogo dove il marito l'ha colpita prima di togliersi la vita
TORRE DI MOSTO - È una famiglia che cerca di lasciarsi la tragedia alle spalle, quella di Rosa Silletti. La donna si trova ricoverata nel reparto di ortopedia...

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TORRE DI MOSTO - È una famiglia che cerca di lasciarsi la tragedia alle spalle, quella di Rosa Silletti. La donna si trova ricoverata nel reparto di ortopedia dell'ospedale di San Donà di Piave, non in pericolo di vita, a causa delle coltellate ricevute lunedì pomeriggio dal marito Michele Beato. L'uomo si è tolto la vita pochi minuti dopo l'agguato alla persona che pensava di amare sopra ogni cosa e dalla cui separazione pare non si volesse rassegnare. Una tragedia che anche la figlia Daniela e il figlio Domenico cercano di dimenticare chiedendo che si spengano i riflettori sulla vicenda.

IL SINDACO
Un dolore che la famiglia sta affrontando nella riservatezza più totale, rifiutando per il momento anche l'aiuto del Comune e dei Servizi sociali. «Ho mandato un messaggio a Daniela - afferma il sindaco Maurizio Mazzarotto -, ma non ho ricevuto risposta. Per tramite dei vicini sono quindi venuto a sapere che la famiglia preferisce lasciarsi tutto alle spalle e dimenticare quanto tristemente successo. Una richiesta che rispettiamo. Qualora avessero bisogno del supporto che l'amministrazione può dare, le nostre porte sono sempre aperte. Per il momento, invece, siamo contenti che Rosa si stia riprendendo, almeno fisicamente, un po' alla volta».

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Altra faccenda, infatti, è l'aspetto psicologico in questi accadimenti che sconvolgono la vita di chi li subisce. «I rapporti tra uomo e donna devono essere gestiti con consapevolezza, un rapporto tra persone che si amano non deve essere di subalternità» spiega Roberto Bellio, presidente del Centro Antiviolenza e Antistalking La Magnolia, nato per offrire aiuto alle donne mediante consulenze gratuite per uscire da situazioni di violenza fisica, psicologica, sessuale e stalking. «Nei casi di violenza vanno sempre considerati entrambi gli aspetti - continua Bellio -, quello di chi subisce violenza e quello di chi la esercita. La Magnolia agisce su entrambi i fronti: dando supporto a quelle donne che vivono una situazione di conflittualità nella coppia, con minacce, vessazioni o atti di stalking, mettendo gratuitamente a disposizione un'equipe di psicologhe, avvocate, educatrici, che possono seguirle nel percorso di uscita dalla violenza. Di contro, il rovescio della medaglia riguarda chi esercita la violenza».

Proprio per agire anche su questo fronte, a San Donà esiste un centro di recupero delle persone che agiscono con violenza nei rapporti affettivi, il Cera. In tutto il Veneto ce ne sono cinque. «Sia nel caso della donna che in quello dell'uomo, entrambi non si sono mai rivolti ai nostri centri conclude Bellio Per poter uscire da queste situazioni difficili serve prima di tutto la volontà e la consapevolezza di doversi far aiutare, anche se non è sempre facile accettare, per le ragioni più disparate, il supporto di qualcuno. Ricordiamo però che esiste un numero nazionale, il 1522, a cui risponde un centralino h24, in tutte le lingue, che mette in contatto chi ha bisogno con il più vicino centro antiviolenza inserito nella rete nazionale, come lo è il nostro».

LE INDAGINI


Nel frattempo, le indagini degli inquirenti sembrano andare verso una conclusione del caso e il corpo dell'uomo, attualmente ancora a disposizione dell'Autorità giudiziaria, potrebbe essere restituito ai familiari per le disposizioni funebri. Per il momento le onoranze funebri cittadine non hanno ancora ricevuto incarichi dai parenti. Rimane quindi l'attesa per l'ultimo capitolo della vicenda. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino