Verona, cinque poliziotti arrestati per tortura, 23 trasferiti: schiaffi negli interrogatori e spray urticante in viso

Il questore ha spostato gli agenti che non avrebbero impedito le violenze e avrebbero coperto i colleghi. Ilaria Cucchi, sorella Stefano: "Reati gravissimi, serve la bodycam"

Verona, cinque poliziotti arrestati per tortura
VERONA - Cinque poliziotti sono stati arrestati per tortura e lesioni a Verona. In tutto sono stati trasferiti in 23. I reati si sono...

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VERONA - Cinque poliziotti sono stati arrestati per tortura e lesioni a Verona. In tutto sono stati trasferiti in 23. I reati si sono consumati tra il luglio 2022 e il marzo 2023 nei confronti di persone sottoposte alla loro custodia e quindi fermate e temporaneamente private della libertà.

Poliziotti arrestati a Verona, accusati di tortura

Questa mattina uomini della Polizia di Stato di Verona hanno dato esecuzione a una ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip del Tribunale di Verona a carico di cinque colleghi: un ispettore e quattro agenti per presunti atti di violenza perpetrati nel periodo ricompreso tra il luglio 2022 e il marzo 2023, nei confronti di persone sottoposte, a vario titolo, alla loro custodia perché momentaneamente private della libertà personale. Negli sviluppi dei successivi accertamenti giudiziari, il Questore della provincia di Verona, Roberto Massucci, ha disposto la rimozione dagli incarichi di altri 23 agenti che, pur non avendo preso parte a episodi di violenza, si presume possa non aver impedito o comunque non aver denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi. 

«Questo non significa - ha precisato Massucci - che debbano essere necessariamente sottoposti ad ulteriori accertamenti. Per ora ci fermiamo al dato dei cinque, che è quello oggettivo contenuto nell'ordinanza del Gip. Il principio del mio provvedimento è stato quello di destinare ad altri incarichi tutti i poliziotti che fossero in una posizione tale da non consentire loro di lavorare in serenità, e quindi li ho spostati in incarichi burocratici; nel frattempo - ha sottolineato - il reparto Volanti ha continuato a lavorare serenamente».

Le indagini

L'indagine della Squadra mobile della Questura di Verona sulle presunte torture e lesioni a danni di persone che erano state momentaneamente fermate o arrestate e che hanno fatto finire agli arresti domiciliari un ispettore e quattro agenti «sono state oggetto di accurate indagini delegate dall'Autorità Giudiziaria alla stessa Polizia di Stato di Verona, la cui professionalità nell'azione investigativa è stata, peraltro, evidenziata dal gip nell'ordinanza che ha disposto le misure cautelari». Lo sottolinea in una nota la Questura scaligera, mettendo in luce «l'encomiabile efficienza e sollecitudine dimostrata nello svolgimento delle investigazioni». 

L'inchiesta della Procura sui casi di tortura e violenza avvenuti a partire dal luglio 2022 nella questura scaligera è partita grazie ad una intercettazione telefonica, compiuta nell'ambito di un'altra indagine, in cui un agente si vantava di aver «messo al suo posto» una persona fermata dandogli due schiaffi. In un altro dei sette casi documentati sino al marzo di quest'anno, uno straniero si sarebbe preso un manrovescio per aver compiuto un atto osceno mentre si trovava nella stanza degli interrogatori. È quanto riferiscono fonti investigative sugli episodi che hanno portato stamane agli arresti di cinque poliziotti sottoposti ai domiciliari. Le stesse fonti sottolineano quanto la stessa Polizia si sia spesa per individuare al suo interno i responsabili dei fatti. L'indagine, si rileva, «non è nata da pressioni dell'opinione pubblica o da filmati postati in rete. Un segnale positivo - viene sottolineato - sulla presenza di un sistema che anche dall'interno consente di intercettare (e non nascondere) episodi di derive illegali». Secondo quanto si è appreso, oltre ai poliziotti autori delle violenze, sono stati trasferiti e sottoposti ad indagine anche coloro i quali potevano sapere e non hanno fatto nulla per impedire o denunciare gli abusi.  In un terzo episodio, secondo quanto trapelato, gli agenti avrebbero usato contro il fermato dello spray al peperoncino sul viso. La questura sottolinea che si tratta di sette casi isolati, che sono stati documentati attraverso intercettazioni audio e video all'interno degli stessi uffici di polizia.

Il capo della polizia

«Ringrazio la procura di Verona per la fiducia accordata alla Polizia nel delegare alla squadra mobile le indagini riguardanti gli operatori appartenenti alla stessa questura. Lo dice il capo della Polizia Vittorio Pisani in relazione all'inchiesta, sottolineando che «la levatura morale della nostra amministrazione ci consente di affrontare questo momento con la dignità e la compostezza di sempre».

Il presidente del Senato

«Sicuramente la storia di Verona è preoccupante, se i magistrati sia pure nella fase istruttoria, hanno ritenuto di avviare un procedimento penale questo preoccupa molto. Auguro di potere dimostrare la loro innocenza, ma se così non fosse è giusto che paghino». Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a L'Aria che tira su La7 sulla vicenda.

Ilaria Cucchi: reati gravissimi

«Gli arresti di 5 poliziotti della questura di Verona per abusi, violenze, tortura, peculato, rifiuto e omissione di atti di ufficio e falso ideologico in atto pubblico sono gravissimi e sono la spia di un fenomeno da non sottovalutare, vista anche la decina di agenti indagati e il trasferimento nelle settimane scorse di una ventina di agenti per rilievi di natura penale e disciplinare. Non si tratta quindi, come di solito si usa dire in questi casi, di 'mele marcè ma di un vero e proprio sistema di coperture per coprire responsabilità e allontanare sospetti. È assolutamente necessario introdurre nella nostra normativa il codice identificativo per il personale delle forze di polizia e le bodycam da apporre sui caschi o sulle divise degli agenti con l'obiettivo di filmare, dall'inizio alla fine del servizio, le eventuali violazioni dei diritti che potrebbero verificarsi». Lo afferma la senatrice dell'Alleanza Verdi e Sinistra, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. «Nel corso degli ultimi anni episodi di questo genere hanno riportato con forza nel dibattito politico le questioni connesse alla condotta delle forze di polizia e alla tutela dei diritti dei cittadini - prosegue - Purtroppo gli abusi ci sono e si verificano sempre più spesso. Invece la destra di governo pensa solo al ridimensionamento del reato di tortura sottovalutando il problema. Numero identificativo e bodycam sono un mezzo non solo per scoprire eventuali responsabilità ma soprattutto una tutela per le forze dell'ordine stesse. Al Senato c'è depositato un mio disegno di legge su questo. Si parta da lì». 

Flavio Tosi: «Sono un garantista»

Flavio Tosi, deputato di Forza Italia e già sindaco di Verona, interviene sull'arresto ai domiciliari di cinque poliziotti della Questura di Verona. Stamattina Tosi ha avuto modo di parlare direttamente con il Questore Roberto Massucci. «Prima di dare giudizi sulla vicenda - premette l'ex sindaco - credo sia giusto e corretto accertare definitivamente i fatti e le singole posizioni degli agenti. Ricordo che c'è ancora un'indagine in corso e già altre volte abbiamo visto persone arrestate e poi assolte o addirittura prosciolte prima del procedimento giudiziario. Sono un garantista». Per Tosi «una cosa deve essere chiara: siano evitate strumentalizzazioni e generalizzazioni da parte di chicchessia. Gli eventuali reati sono sempre da addebitare a mere responsabilità individuali. Le forze dell'ordine e il corpo di Polizia di Stato sono un pilastro della nostra sicurezza. A loro va la mia solidarietà e vicinanza».

Tosi propone di modificare il reato di tortura

L'esponente azzurro poi riflette sul piano politico: «in linea generale credo sia opportuno trovare una quadra per apportare modifiche al reato di tortura. Per com'è codificato lascia troppo adito a strumentalizzazioni di ogni genere e alle interpretazioni estensive di una certa parte della magistratura». Si pone anche il tema complessivo su quali siano effettivamente i margini di reale operatività - nell'assolvere i loro compiti - dati dalle norme alle forze dell'ordine e agli addetti alla sicurezza anche privati. Sottolinea Tosi: «Polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale, ma anche vigilantes privati hanno a che fare ogni giorno con delinquenti e malviventi, non con dei santi, questo va ricordato sempre. Malviventi che, non di rado, minacciano, insultano e a volte muovono anche le mani contro chi porta una divisa e non può fare sostanzialmente nulla perché poi rischia di essere accusato di qualche reato. Occorre dare maggiori garanzie alle forze dell'ordine e a chiunque lavori per la sicurezza dei cittadini». È infatti recente la condanna della Cassazione a nove anni e mezzo per Massimo Zen, la guardia giurata di Cittadella nel 2017 che ha sparato verso l'auto di rapinatori seriali che lo stava volutamente investendo. Uno dei banditi fu colpito a morte da Zen. «Il codice penale e l'interpretazione che sovente ne dà una certa magistratura - spiega - hanno delle storture grossolane: si punisce la guardia giurata, che in pericolo di vita è stata costretta a sparare a dei banditi, con una pena che non prendono nemmeno dei criminali efferati. Davvero è un mondo al contrario, dove si scambiano le guardie con i ladri, i cittadini onesti con i delinquenti». L'ex sindaco ribadisce: «dobbiamo rivedere le leggi. Nella riforma in itinere del codice penale siamo chiamati a modificare sia il reato di tortura che le norme che hanno permesso a dei magistrati ideologicamente prevenuti di condannare Zen». 

I sindacati di polizia: «Evitare processi mediatici»

I sindacati di polizia in una nota congiunta, dopo l'arresto di un ispettore e quattro agenti ella Questura di Verona accusati di tortura e altri reati, sottolineano come «l'attività di accertamento sia stata posta in essere dalla stessa Squadra Mobile scaligera, segno eloquente dell'assoluta linea di trasparenza e d'imparzialità che caratterizza le donne e gli uomini che quotidianamente prestano servizio presso la Questura di Verona, e che riflettono il generale approccio culturale di tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato». Tutti gli interessati, viene ricordato, «erano stati trasferiti dalle Volanti già nello scorso mese di dicembre, rendendo palese come questa inopinata decisione non potesse che avere quale presupposto una attività di indagine a loro carico - si aggiunge -. Attività che ha poi trovato conferma in ulteriori movimenti interni successivamente disposti, sempre con allontanamento dalle Volanti, di altri operatori». Alla luce di queste disposizioni «si è rimosso il potenziale pericolo di inquinamento delle prove ed al contempo anche quello di possibile reiterazione dei reati, atteso che l'incarico a cui sono stati assegnati tutti gli interessati dai provvedimenti restrittivi escludeva, da parte loro, potenziali interferenze», prosegue la nota di Siulp, Sap, Siap. Fsp-Pds, Cois-Mosap, Silp-Cgil. «Sorprende, quindi, non poco prendere atto del trattamento riservato a chi, nei sei mesi successivi, ha continuato a lavorare e ad esercitare le funzioni tipiche degli operatori delle Forze dell'ordine (che, al pari delle restanti helping professions, sono diuturnamente esposte a delicatissime attività che, non di rado, degenerano in loro danno) mantenendo continuamente alto il proprio senso del dovere e di appartenenza alla Polizia di Stato», affermano i segretari provinciali elle organizzazioni sindacali. «Beninteso, non è nostra intenzione invocare alcuna impunità. Confidiamo invero che gli sviluppi processuali possano consentire di individuare e perseguire, laddove siano comprovate, le rispettive responsabilità ed in pari tempo le estraneità alle configurate ipotesi accusatorie, auspicando che nelle more del giudicato si possano evitare processi mediatici che rischiano di infliggere pene e frustrazioni morali che nessuna eventuale assoluzione futura potrà riparare», concludono i sindacati di Polizia. 

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Il Gazzettino