Tragedia di Torre, arriva il nulla osta: la salma di Michele torna a disposizione della famiglia. Sarà trasferita a Bari

Torre di Mosto, arriva il nulla osta: la salma di Michele a disposizione della famiglia. Sarà trasferita a Bari, sua città natale
TORRE DI MOSTO - Tragedia di Torre, arrivato il nulla-osta per la salma. Concluso il percorso investigativo, dalla Procura di Venezia è arrivato il via libera per...

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TORRE DI MOSTO - Tragedia di Torre, arrivato il nulla-osta per la salma. Concluso il percorso investigativo, dalla Procura di Venezia è arrivato il via libera per mettere a disposizione dei familiari la salma di Michele Beato, il 57enne che ha tentato di uccidere la moglie, Rosa Silletti (51 anni), con un coltello da cucina, per poi togliersi la vita sparandosi in pieno petto con una balestra. 


Questa mattina il feretro partirà alla volta di Torre a Mare, quartiere di Bari dove l’uomo aveva vissuto prima di sposarsi e trasferirsi con Rosa (anche lei barese) a Torre di Mosto, con i figli Domenico e Daniela, oggi rispettivamente di 30 e 27 anni, nel 2003. I funerali si svolgeranno poi in forma strettamente privata.

VERSO LE DIMISSIONI

Intanto continuano a migliorare le condizioni della moglie, ricoverata nel reparto di ortopedia dell’ospedale di San Donà di Piave, per le ferite da arma da taglio rimediate alle mani (nel tentativo di difendersi dalla furia del marito), ad un braccio e ad una gamba. Per lei le dimissioni potrebbero arrivare lunedì o, al massimo, martedì. E così potrà riabbracciare i figli, che non l’hanno ancora potuta vedere, a causa delle restrizioni ancora imposte dalla pandemia. «Ho potuto incontrare la figlia – ha detto ieri il sindaco di Torre di Mosto, Maurizio Mazzarotto – che è provata e dispiaciuta anche dal fatto di non avere potuto ancora vedere la madre. Da parte nostra, come amministrazione comunale, abbiamo dato la nostra disponibilità a dare supporto alla mamma, sulla base delle necessità che dovessero presentarsi». 
Così aveva fatto anche il direttore generale dell’Ulss 4, Mauro Filippi. «Ho disposto – aveva spiegato – che venga assicurato, nel caso se ne ravvisasse la necessità, un supporto psicologico nell’immediato, ma anche una volta che sarà dimessa dal reparto di ortopedia dell’ospedale cittadino, attraverso la rete delle vittime di violenza di genere. Naturalmente sarà poi la stessa donna a decidere se avvalersi di questo supporto». E un aiuto è stato assicurato anche dall’associazione “I colori della vita”, attraverso lo studio legale Luca Pavanetto.

L’aggressione e il suicidio erano avvenuti nel primo pomeriggio dello scorso 8 agosto. Beato aveva atteso la moglie nel parcheggio del barbiere del paese, dove la donna si doveva recare per fare le pulizie. Era armato di coltello e lei, appena lo ha visto, si è barricata in auto. Ma lui ha preso una rastrelliera, ha sfondato il finestrino e ha provato ad accoltellarla. Poi, forse pensando di averla uccisa, è fuggito con la sua Fiat 600 per raggiungere il garage di casa, a circa duecento metri dal luogo del tentato omicidio, sempre in via Roma. E qui si è puntato la balestra al petto togliendosi la vita. La moglie da sei mesi si era allontanata dal marito, trovando casa a San Stino. Aveva denunciato il coniuge per minacce e, a seguito di questo, due mesi fa il prefetto aveva disposto che gli venisse revocato il porto d’armi (lui faceva la guardia giurata per Axitea), cosa che gli era costata la sospensione dal lavoro. 

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Il Gazzettino