Quattro intossicati, il tonno avariato servito al ristorante. L'Ulss: «Evitate di mangiarlo»

Tonno e l'ospedale di Belluno
BELLUNO - Quel piatto con misticanza, tonno fresco scottato, mais pomodorini e bufala campana Dop sembrava molto appetitoso. Ma, qualche minuto dopo averlo mangiato sono comparsi...

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BELLUNO - Quel piatto con misticanza, tonno fresco scottato, mais pomodorini e bufala campana Dop sembrava molto appetitoso. Ma, qualche minuto dopo averlo mangiato sono comparsi i primi sintomi strani: testa che pulsava con cefalea senza fine, occhi ed orecchie arrossate, disturbi intestinali. Sono 4 le persone che ieri sono finite al pronto soccorso per aver consumato del tonno in due diversi ristoranti in città. Nel pomeriggio è scattato l'allarme dell'Ulss che avverte: «A scopo precauzionale, nelle prossime ore, in attesa della precisa identificazione delle cause dell'evento, è opportuno evitare il consumo di tonno fresco».

IL PRANZO INCRIMINATO
Le persone intossicate sono lavoratori che erano in pausa pranzo. Sono andati, come ogni giorno, nel ristorante di loro fiducia: un locale-pizzeria e un'osteria, entrambi centralissimi. Hanno scelto quel piatto appetitoso nel menù e subito dopo sono stati male. Dopo pochi minuti i primi sintomi sono comparsi già al tavolo. Si tratta di persone che non si conoscevano, che avevano come unico punto in comune il consumo di tonno.

I SOCCORSI
Si sono rivolti, uno dopo l'altro, al pronto soccorso del San Martino dove sono state effettuate le analisi del caso e somministrati i medicinali indicati in casi di intossicazione. Tutti e 4 i pazienti, uomini e donne, sono stati ascoltati da personale dell'Ulss, che sta svolgendo le indagini e che ha contattato immediatamente i Nas, i carabinieri del Nucleo Antisofisticazione di Treviso. Le provette con i prelievi sono stati mandati a Verona al centro antiveleno per gli accertamenti. Solo nelle prossime ore si saprà qualcosa di più: tutti i pazienti sono stati tenuti in osservazione al pronto soccorso. Nessuno sarebbe gravissimo. Sono stati dimessi oggi in buone condizioni i pazienti ricoverati per sindrome sgombroide. L'indisposizione, che si manifesta con eruzioni cutanee, disturbi gastrointestinali, caduta della pressione e sintomi neurologici quali cefalee e disturbi visivi, è provocata da una sostanza chiamata istamina la quale, riferisce l'azienda sanitaria locale Ulss n.1, si forma in seguito ad una conservazione inadeguata del pesce a temperature, cioè, non inferiori ai 4 gradi, o anche durante una fase di scongelamento che si protragga per più di due ore.

LA SINDROME
«Nel pomeriggio di oggi - spiegava ieri l'Ulss 1 Dolomiti dai suoi canali social - il Pronto Soccorso di Belluno ha trattato quattro casi di sindrome sgombroide attribuibili al consumo presso due diversi ristoranti di tonno fresco». «La sindrome sgombroide - fanno sapere i medici - è legata all'assorbimento di istamina contenuta nell'alimento, è caratterizzata da mal di testa, rossore della cute, congiuntivite, disturbi intestinali che compaiono entro un'ora circa dal consumo del cibo». Si tratta quindi di una patologia di origine alimentare causata dal consumo di prodotti ittici contaminati da batteri in assenza di alterazioni organolettiche. Un'alterazione che non si riesce a percepire all'assaggio o all'olfatto: il tonno fresco era buonissimo. I batteri responsabili di per sé non sono patogeni ma sono in grado di trasformare un amminoacido (istidina), presente in abbondanza in alcune specie di pesci, (tonno, sgombro, alice i più comuni) in istamina che, se presente in grandi quantità, è la responsabile della patologia

LE INDAGINI
«Il Dipartimento di Prevenzione, d'intesa con il Nas di Treviso, è impegnato nel ricostruire il percorso dell'alimento coinvolto», ha spiegato l'Ulss. Infatti è stata eseguita l'inchiesta epidemiologica da parte del Servizio Igiene e Sanità Pubblica ed inviata comunicazione dell'episodio agli organi competenti. Poi il sopralluogo nei locali per ricostruire la filiera del tonno. È stata analizzata la documentazione fiscale per rintracciare poi la ditta fornitrice. Dovranno essere prelevati anche dei campioni per le verifiche.

I RISTORATORI


Contattati al telefono i ristoratori dove è avvenuto il caso ieri pomeriggio non si sbilanciavano e non sono voluti entrare nel merito. «Preferiamo non dire nulla - affermano i titolari del locale-pizzeria -, ci hanno appena avvisato. Solo domani sapremo qualcosa di più».



 

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Il Gazzettino