Volò dal palco del concerto di Ferro nessun colpevole per il giudice

Tiziano Ferro in concerto
CONEGLIANO - Si chiudono con una doppia assoluzione i due processi per l'infortunio sul lavoro alla Zoppas Arena dopo il concerto di Tiziano Ferro in cui il 33enne Gianni...

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CONEGLIANO - Si chiudono con una doppia assoluzione i due processi per l'infortunio sul lavoro alla Zoppas Arena dopo il concerto di Tiziano Ferro in cui il 33enne Gianni Bordin, tecnico arrampicatore di Preganziol, riportò un grave trauma cranico. La sentenza è arrivata ieri giovedì a Treviso, ed è stato il pubblico ministero Silvano Zanchetta a chiedere per primo il proscioglimento degli imputati per lesioni colpose nei due distinti fascicoli legati all'episodio avvenuto nel palasport di Campolongo il 23 aprile 2009.




Quella sera, dopo il concerto della pop star di Latina, Bordin precipitò da circa 8 metri mentre smontava i fari dal palco del concerto, un compito che aveva già eseguito altre volte. Nell'impatto con un box appoggiato ai piedi del palco il giovane batté la testa riportando un grave trauma cranico che lo costrinse al ricovero in neurochirurgia all'ospedale Ca' Foncello. Le indagini di polizia e Spisal dell'Usl 7 portarono al rinvio a giudizio del trevigiano Franco Bordin, fratello della parte lesa, e del padovano Daniele Cristofoli: il primo come titolare della ditta individuale Salamacchine, datore di lavoro, il secondo quale referente di Zed Entertainment's World, società organizzatrice dell'evento musicale.



I due dovevano rispondere di non essersi assicurati che Gianni Bordin collegasse la propria imbragatura alla fune di sicurezza durante la salita fino a 12 metri che stava compiendo per disinstallare un ponteggio. Il lungo dibattimento, iniziato nell'ex sezione distaccata di Conegliano, non ha tuttavia raccolto prove sufficienti a carico dei due imputati. Ieri anche il consulente della difesa Filippo Vigato, consulente in materia di pubblici spettacoli, ha sostenuto che «il fatto è chiaro, ma il suo perché è un mistero. La scaletta speleo utilizzata quella sera era compatibile con quel lavoro. E i tecnici arrampicatori hanno alle spalle una grande formazione e preparazione».



Il pm ha chiesto due assoluzioni sostenendo che «l'unica certezza è che il 33enne indossava correttamente l'imbragatura e i dispositivi di sicurezza erano correttamente agganciati». La difesa di Cristofoli ha definito «infondati» i dubbi sulla scala usata dal giovane.




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Il Gazzettino