Venezia a pagamento, il ministro Santanchè contro il ticket di 5 euro: «Non sono d'accordo ad usare la tassazione per gestire il turismo»

Venezia a pagamento, il ministro Santanchè contro il ticket di 5 euro: «Non sono d'accordo ad usare la tassazione per gestire il turismo»
VENEZIA - Dopo cinque anni di tira e molla, il Comune di Venezia ha finalmente varato il ticket per entrare in città nei giorni di massima affluenza e a due mesi esatti dal...

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VENEZIA - Dopo cinque anni di tira e molla, il Comune di Venezia ha finalmente varato il ticket per entrare in città nei giorni di massima affluenza e a due mesi esatti dal debutto il ministro del Turismo Daniela Santanchè lancia un siluro in laguna. Un attacco che appare quantomeno strano, se si pensa che è diretto a un sindaco (Luigi Brugnaro) a capo di una coalizione di centrodestra, alleato quindi di Fratelli d'Italia e che si è sempre professato "filogovernativo".


«L'idea di Brugnaro del ticket di 5 euro? Non la condivido - ha detto Santanchè - non sono d'accordo ad usare la tassazione per gestire il turismo: non è nel nostro spirito. Non è quello che vogliamo fare, abbiamo tante altre leve».
Una battuta pronunciata a margine del convegno «Prospettive e progetti: il futuro del turismo in Italia per una transizione sostenibile» nell'ambito della Winter Edition del Forum in Masseria, a Saturnia.

L'ATTACCO

«Io - ha poi detto rispondendo ai giornalisti - preferisco che costi di più un servizio che mettere una tassa: pagare le tasse senza dare niente in cambio non trovo che sia giusto e l'ho detto al sindaco».
E per finire, «Il Parlamento ha deciso che si potrà rivedere la tassa di soggiorno. Noi abbiamo sempre detto che deve restare una tassa di scopo mentre ora serve per appianare i bilanci dei comuni. Dobbiamo lavorare su questo. Poi sulla tassa di soggiorno decidono i sindaci».
Non è la prima volta che un ministro in carica attacca una misura decisa a favore di Venezia in ragione della sua specialità (sancita per legge) da un Governo e da un Parlamento in cui faceva parte della maggioranza. Per questo, in laguna vedono la cosa come un'incomprensione sugli scopi che ha il Contributo d'accesso (così si chiama il ticket la cui sperimentazione partirà il 25 aprile) e che nulla c'entra con l'imposta di soggiorno. Né le finalità, né l'ordine di grandezza degli introiti. Il pagamento di un obolo ha qui la funzione di scoraggiare gli arrivi nei giorni in cui la città si prevede piena con largo anticipo. La logica quindi è "Non posso chiuderti fuori, ma se proprio vuoi venire in quei giorni devi prenotare e pagare. Altrimenti cambia date".

STRUMENTO NECESSARIO

«Il ragionamento che pone il ministro Santanchè è più complesso - è il commento dell'assessore ai Tributi Michele Zuin, a Roma per il congresso di Forza Italia - e riguarda i costi che un Ente locale si trova ad affrontare per la gestione dei flussi turistici. Come abbiamo ribadito più volte, il contributo di accesso ha carattere sperimentale e non serve certo a fare cassa. Ci serve però uno strumento per limitare i turisti giornalieri così da garantire la vivibilità dei residenti e premiare chi si ferma in città più giorni. A settembre ci confronteremo anche con il Governo sui risultati».

IL PRECEDENTE

La vicenda Santanchè ha un precedente analogo in tutto, risalente a cinque anni fa, cioè poco tempo dopo l'approvazione della Legge di Bilancio 2019. «Provvedimento inutile e dannoso. Vogliamo diventare un paese turistarepellente?» A porre questa domanda su Twitter (oggi X) era stato nientemeno che l'allora ministro del Turismo, il leghista Gian Marco Centinaio. Questi, forse dimenticando che il suo partito aveva approvato il Contributo in parlamento, aveva anche rincarato la dose, scomodando il film "Non ci resta che piangere" e la scena dove Roberto Benigni e Massimo Troisi, catapultati nel Rinascimento si trovavano alle prese con i pedaggi: "Chi siete? Da dove arrivate? Ma quanti siete? Un fiorino!".
A questo si aggiunge la prova muscolare consumata a livello regionale per escludere i veneti dal pagamento. Partita finita pari e patta, nel senso che i veneti nonostante siano la maggior parte dei visitatori in giornata che si recano a Venezia, non pagheranno, ma dovranno comunque prenotarsi gratuitamente nei giorni in cui il ticket sarà richiesto.

 

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Il Gazzettino