Insolvenza fraudolenta per Thomas Panto, l'ex patron di Antenna Tre citato a giudizio

Thomas Panto
TREVISO- L'ex patron di Antenna Tre Nord Est a giudizio per insolvenza fraudolenta. A portarlo davanti al giudice sono due agenti commerciali, padre e figlio, che lavoravano...

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TREVISO- L'ex patron di Antenna Tre Nord Est a giudizio per insolvenza fraudolenta. A portarlo davanti al giudice sono due agenti commerciali, padre e figlio, che lavoravano per la Dinamo srl, società di raccolta pubblicitaria e vendita di spazi televisivi finita in liquidazione. Thomas Panto, in qualità di legale rappresentante di Dinamo e all'epoca dei fatti di Antenna Tre Nord Est, società capogruppo garante (ora passata di proprietà a Teleradio Diffusione Bassano), non avrebbe pagato quanto pattuito ai due agenti che vantavano crediti complessivi per circa 58 mila euro, «contraendo un'obbligazione - si legge nel capo d'imputazione - col proposito di non adempiere dissimulando il proprio stato d'insolvenza».


ASSEGNI SCOPERTI
L'imprenditore, ricevuta la citazione diretta a giudizio formulata dal sostituto procuratore Mara Giovanna De Donà, dovrà comparire davanti al giudice l'8 giugno. Panto aveva subito due decreti ingiuntivi per saldare il conto con i due agenti, ma aveva raggiunto un accordo con il primo di loro, in cui si impegnava a corrispondere la cifra di 42mila euro a fronte della sua rinuncia ad andare avanti con la procedura di pignoramento (che avrebbe interessato a quel punto Antenna Tre Nordest). Ricevuti i primi due assegni (da 9mila euro ciascuno), l'ex agente aveva ricevuto altri assegni (postdatati) risultati insoluti. Ma, constatato lo stato d'insolvenza di Dinamo srl, non aveva potuto attivare la garanzia prestata da Antenna Tre (terza pignorata), per la quale nel frattempo era stata presentata la richiesta di concordato preventivo cui seguì la successiva cessione. 

A GIUDIZIO

Lo stesso meccanismo era scattato per il secondo agente, padre del primo, che dopo aver avviato la procedura di pignoramento si era accordato con Panto per ricevere una somma complessiva di 14mila euro. Ma anche nel suo caso, dopo i primi due assegni, (da 3.500 euro in questo caso), ne aveva ricevuti altrettanti a vuoto. Di nuovo, la richiesta d'ammissione alla procedura di concordato preventiva vanificò la garanzia prestata a favore dell'agente. Ora Panto, difeso dall'avvocato Andrea Gritti, dovrà dunque difendersi dall'accusa di insolvenza fraudolenta. (A.Belt) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino