Il settore tessile perde il 30 per cento a livello globale, scatta l'allarme alla Savio di Pordenone

La Savio di Pordenone
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PORDENONE - Il 3 agosto non sono previste ferie, nonostante sia il mese per eccellenza che in Italia è associato alle vacanze. Quel giorno, infatti, andrà in scena un incontro chiave alla Savio di via Udine, a Pordenone. Sul tavolo, stavolta, non solo la vertenza sul premio di risultato, ma anche qualcosa di più preoccupante e sostanzioso: la programmazione dei volumi di produzione e di vendita della seconda parte dell’anno. Sì, perché se sino ad ora i numeri tengono, a preoccupare sono le previsioni globali relative al settore del tessile. E sono proiezioni da brivido. 


IL NODO


«Anche alla Savio - spiegano i massimi responsabili locali della Fiom Cgil - l’ultima parte dell’anno sarà in discesa rispetto alla prima. Ora come ora i volumi tengono, ma spaventa la contrazione del mercato». E si parla soprattutto dei mercati esteri, che occupano uno slot pari al 90 per cento dell’intero motore economico dell’azienda. Il tutto escludendo la Cina, dal momento che Savio proprio nel gigante d’Oriente ha una sua fabbrica “gemella” che si occupa di gestire le vendite nel Paese. I principali sbocchi sono quelli che equivalgono ai Paesi che con il tessile ci lavorano: dal Pakistan alla Turchia, dal Bangladesh al Nord Africa. Il timore è quello che anche alla Savio si verifichi il calo che il settore tessile mondiale sta già sperimentando. 


IL QUADRO


Nel secondo trimestre 2023, l’indice degli ordini delle macchine tessili, elaborato dall’Ufficio Studi di Acimit, l’Associazione dei costruttori italiani di macchine tessili, ha segnato un significativo calo rispetto al periodo aprile-giugno 2022 (-30%). Il risultato è frutto di una riduzione della raccolta ordinativi che i costruttori hanno registrato sia sul mercato italiano che sui mercati esteri. La flessione degli ordini in Italia è stata pari al 21%. All’estero si è osservato, invece, un calo del 31%. Il valore assoluto dell’indice sui mercati esteri si è fissato a 81,9 punti, mentre in Italia esso si attesta a 117,2 punti. Nel secondo trimestre il carnet ordini ha raggiunto i 4,1 mesi di produzione assicurata. Dalla rilevazione Acimit emerge, inoltre, che, nel primo semestre 2023, l’utilizzo della capacità produttiva dei costruttori italiani è risultato pari al 70%. Tale percentuale è prevista permanere anche nella seconda metà dell’anno.


L’INCIDENZA


«L’incertezza pesa soprattutto sui mercati esteri - spiegano gli esperti - dove le statistiche di commercio estero aggiornate al primo trimestre 2023 testimoniano una frenata delle vendite italiane in alcuni importanti mercati di riferimento, quali Turchia, Cina, Stati Uniti e Pakistan. I feedback che arrivano dalle oltre 400 aziende italiane c sono positivi. Adesso è necessario che i tanti contatti avuti durante l’evento si concretizzino e che la domanda di macchinario nei principali mercati meccanotessili riprenda il suo percorso di crescita. Sul fronte interno, dopo il boom di ordinativi del 2021, si è osservato un calo sia nel 2022 che nei primi due trimestri dell’anno in corso. Gli incentivi fiscali previsti dal piano Transizione 4.0 hanno funzionato anche nel nostro settore, ma adesso dobbiamo fare un salto di qualità, premiando gli sforzi che le imprese stanno facendo nell’ambito della sostenibilità e della digitalizzazione. L’industria meccanotessile italiana ha fatto enormi progressi nell’offrire soluzioni tecnologiche sostenibili e maggiormente digitalizzate. Dunque, il nuovo piano Transizione 5.0, destinato a supportare gli investimenti in tecnologie green e digitali, deve essere colto dalle nostre imprese come un’ulteriore opportunità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino