Cinque per mille: i bellunesi dimenticano il terzo settore, tutto a Comuni e Parco

Cinque per mille: Terzo settore trascurato dai bellunesi
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LA FOTOGRAFIA BELLUNO Mondo del terzo settore: «Gli enti bellunesi faticano a “chiedere supporto”». È il dato che emerge dallo studio di Davide Moro, esperto e consulente di fundraising e comunicazione sociale per le organizzazioni non profit, che ha realizzato un’analisi approfondita. Con la primavera arriva il momento di presentare la dichiarazione dei redditi e per il mondo del Terzo Settore questo significa anche l’inizio di una delle campagne che lo vede impegnato per più della metà dell’anno: il 5x1000. Introdotto nel 2006, è uno strumento di sussidiarietà fiscale che permette al contribuente di destinare il 5x1000 delle proprie imposte nette a un’organizzazione non profit, comune o ente gestore di aree protette. Queste ultime due sono le scelte preferite dai bellunesi. Come evidenzia Davide Moro, se si guarda alle prime venti organizzazioni per importo si scopre un dato molto curioso: 6 realtà sono enti pubblici (5 Comuni più l’ente gestore del Parco delle Dolomiti Bellunesi). «Sembra che la popolazione abbia più fiducia nella pubblica amministrazione», dice Moro. IL BELLUNESE Gli enti iscritti al registro nazionale nel 2019 erano “solo” 379, che si può stimare essere circa il 16% di tutti gli enti del territorio. Tra questi la maggior parte sono enti di volontariato e di utilità sociale (57%), associazioni sportive dilettantistiche (24%) e Comuni (17%). A livello di attrattività, gli enti sono riusciti ad attivare poco più di 46mila contribuenti per un totale di 1,3 milioni di euro (+3,5% rispetto l’anno precedente). Tre organizzazioni su quattro hanno raccolto meno di 102 firme e addirittura 13 non ne hanno ricevuta nessuna, neanche da parte di un membro del consiglio direttivo. LA CONCLUSIONE Secondo Andrea De Bortoli, esperto di comunicazione per la sostenibilità, «questa difficoltà nell’attrarre risorse attraverso l’istituto del 5x1000 è figlia di una più generale riluttanza delle organizzazioni bellunesi ad aprirsi e raccontarsi. Un retaggio culturale che affligge ampi settori della provincia e che non permette al territorio di spiccare il volo e avere la riconoscibilità che merita. Resiste ancora l’errata idea che la comunicazione nei migliori dei casi sia un’attività marginale e accessoria, mentre nei peggiori sia un vero e proprio spreco di tempo e soldi. Raccontarsi invece è un potentissimo strumento per coinvolgere le persone e costruire un legame di fiducia, che porta alla crescita non solo della singola organizzazione, ma di tutta la comunità». Eleonora Scarton © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Gazzettino