«Violenti sul lavoro, mi chiamarono perfino “cristiano di m...”»

(da destra) Fisnik Bekaj e Dake Haziraj
VENEZIA - «Ha tentato di uccidere la mia fidanzata con un cacciavite perché pensava che lei lo stesse riprendendo col cellulare, l'ho licenziato e denunciato ma...

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VENEZIA - «Ha tentato di uccidere la mia fidanzata con un cacciavite perché pensava che lei lo stesse riprendendo col cellulare, l'ho licenziato e denunciato ma poi è riuscito a farmi del male». A raccontare una realtà che spaventa su Dake Haziraj, quella da cui si è sviluppata l'inchiesta, è Gabriele Dal Moro, titolare di un negozio di pasta fresca da asporto a Venezia.


Haziraj, racconta il veneziano, era arrivato a Venezia nel 2012 da Milano, dove lavorava in un'impresa edile, e all'epoca aveva 21 anni. «Nel 2013 ho assunto anche Fisnik Bekaj, i due si sono conosciuti lì e sono diventati inseparabili». A sentire l'ex titolare, Bekaj arrivava dalla Germania e sarebbe stato plagiato dal collega più grande, Haziraj, che ha dimostrato un'indole violenta. «Diventavano sempre più estremisti - racconta il veneziano - io stesso, durante una lite, sono stato chiamato da Haziraj "cristiano di m...". I due kosovari, ricorda il commerciante, nei momenti liberi guardavano foto di fucili kalashnikov sui cellulari, vantandosi l'uno con l'altro. Bekaj ha lavorato nel negozio di pasta per circa un anno, nel 2013.
 


Haziraj è rimasto fino al 2014, quando il suo contratto è stato interrotto a seguito di un episodio violento. «Nella primavera del 2014 si è avventato con un cacciavite sulla mia fidanzata che lavora nel negozio, urlandole che non lo doveva riprendere, ma lei stava solo giocherellando con il telefonino. Ho temuto che volesse ucciderla e fortunatamente mi sono intromesso. L'ho licenziato e ho denunciato la sua violenza crescente, e la società ha poi dato ragione a loro, due probabili terroristi». Dopo il licenziamento, Haziraj e Bekaj hanno avviato una causa contro il commerciante. «Hanno denunciato il falso, che lavoravano molte ore in nero, che venivano in negozio di notte (quando l'attività è chiusa). Abbiamo prodotto una memoria difensiva ma non è servita a nulla». Il commerciante veneziano è stato condannato a risarcire all'Inps una sanzione ingente: svariate decine di migliaia di euro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino