Oderzo. Papà ucciso dai terroristi, la figlia: «Riviviamo quel dolore. Penso a quanti soldati sono in pericolo come lui»

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ODERZO (TREVISO) - Sono trascorsi quindici anni da quel 13 febbraio 2008 quando il sottotenente Giovanni Pezzulo, impegnato in una missione di cooperazione civile-militare in Afghanistan, morì in un agguato che i terroristi avevano teso al convoglio militare italiano nella valle dell’Uzbeen. Non passa giorno che la figlia Giusy non lo ricordi, una memoria che assume risvolti ancor più significativi guardando ai tanti militari italiani impegnati all’estero, in un momento storico che ha risvolti drammatici. 


Suo padre Giovanni Pezzulo è morto mentre era impegnato ad aiutare la popolazione civile. In questo momento molti militari italiani svolgono il loro compito in Paesi a rischio. Cosa pensa?
«Purtroppo il rischio è ovunque, vediamo come agiscono i terroristi. Condivido la preoccupazione dei militari, li penso colleghi del papà, penso alle loro famiglie. Ce ne sono in Kosovo, ma anche in Libia, in Iraq, in Libano, vicini all’area di crisi israeliana. Sono militari che vanno all’estero per stabilizzare la situazione e possono ritrovarsi coinvolti in un conflitto. Confido sempre che le loro famiglie non debbano vivere quella tragedia che è capitata alla nostra».


Quando suo padre è morto nell’attentato lei era poco più di una ragazza. Oggi è una mamma di tre bimbi, il più piccolo ha 6 mesi. Come sente accanto a sé la presenza di suo padre?
«Mi manca forse più oggi che quindici anni fa, allora ero giovanissima. Ovvio che con gli anni il dolore sia cambiato, oggi mi manca come figura paterna adulta, come nonno. I miei figli più grandi, Alice di 10 anni e Francesco di 8, sanno tutto del nonno. Sono consapevoli, fanno tante domande, specie quando in televisione vedono le scene di distruzione che coinvolgono famiglie, bambini. Ho spiegato che il nonno era andato ad aiutare la povera gente in Afghanistan, stava rientrando da una distribuzione di viveri e coperte quando gli hanno sparato».


E’ trascorso molto tempo eppure malgrado il sacrificio di Giovanni Pezzulo e di molti altri uomini e donne, il mondo non trova requie.
«Papà è stato uno dei primi a morire in una missione di cooperazione. Altri hanno perso la vita, ma le guerre non si fermano. Ciò che mi fa stare male è il massacro dei bambini. Questo mi sconvolge».


Come si sente ad essere figlia di Giovanni Pezzulo? 
«Dopo quindici anni è bello vedere che la comunità si ricorda di papà; è di conforto sia per mia mamma che per me. Il Cimic Group di Motta di Livenza lo commemora spesso, anche i cittadini di Oderzo se lo rammentano e la città gli ha dedicato una via».


C’è pure una bella novità che arriva da Roma.


«Sì, a mio papà è stata assegnata la medaglia d’oro alla memoria in quanto vittima del terrorismo. Ci verrà consegnata nel corso di una cerimonia che si terrà in prefettura. Nel frattempo giovedì 2, alle 11, nel cimitero monumentale opitergino, il Cimic Group terrà la commemorazione di Giovanni Pezzulo davanti alla cappella che ne custodisce le spoglie». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino