Terremoto, la geologa avverte: «Bisogna essere preparati, succederà ancora»

La geologa Elda Dalla Longa
La sedia si muove d’improvviso e la fa sobbalzare. Per un lunghissimo minuto mobili e luci ondeggiano. «Allora ho fatto bene a portare cuscino e coperte sul...

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La sedia si muove d’improvviso e la fa sobbalzare. Per un lunghissimo minuto mobili e luci ondeggiano. «Allora ho fatto bene a portare cuscino e coperte sul divano» si ripete la geologa Elda Dalla Longa, 48 anni: «So perfettamente che non è la cosa giusta, ma il mio compagno ha voluto che dormissimo giù, più vicini ad una possibile exit strategy». Non sono passate neppure 48 ore dalle tre scosse che hanno svegliato le comunità di Miane, Valdobbiadene e Segusino. E la terra ha tremato di nuovo. «Siamo proprio su una faglia, è il mio incubo ricorrente. È successo e succederà di nuovo. Siamo appoggiati ad una zona sismica. Purtroppo».


Di professione geologa, già inviata ad Amatrice, lunedì scorso è stata svegliata nel cuore della notte. Cosa ha sentito?

«Non il boato perchè dormo con i tappi, ma il letto che si è spostato dall’altra parte della stanza. Un movimento secco e improvviso. Mi sono svegliata e ho visto WhatsApp trillare. Tutti mi chiedevano cosa fosse successo. Ho controllato e quando ho visto l’entità della scossa ho iniziato a preoccuparmi».


E la seconda scossa?
«A quel punto ho sentito gente riversarsi in strada, e istintivamente siamo scesi in salotto, al piano terra, con cuscini e coperte. I miei vicini non volevano rientrare, si aggiravano fuori con la pila al buio cercando di carpire informazioni. Ero in ansia per i miei, che abitano poco più in là, ma per fortuna non si sono spaventati. Quando, verso le sei stavo per appisolarmi, è arrivata la terza scossa».


Persone che sono uscite in auto, chi si è precipitato fuori casa. Ma è l’atteggiamento corretto?
«No purtroppo, i protocolli dicono a chiare lettere che in caso di terremoto bisogna ripararsi vicino ad una parete portante o mettersi sotto il tavolo o sotto il letto. Non bisogna fare le scale e non bisogna soprattutto riversarsi in strada».


È preoccupata?
«Si ma non da oggi. Il terremoto è il mio incubo perchè so che siamo su una faglia, e che quindi siamo seduti su una zona altamente sismica. So anche che la maggior parte delle case qui non potrebbe reggere l’urto di un terremoto importante».


È possibile prevedere una nuova scossa?
«Non con gli strumenti che abbiamo ad oggi. Per fortuna la Regione Veneto la scorsa settimana ha inaugurato al Vega la centrale sismica con 300 nuovi sensori per cercare di capirci un po’ di più. La cosa positiva è che c’è molto interesse per il fenomeno. Noi, al momento, possiamo solo dire che qui le probabilità di terremoto sono consistenti».

Cosa sarebbe utile fare?
«Bisogna investire nell’educazione. Dovremmo tutti avere gli strumenti per muoverci nel modo giusto in caso di terremoto. Forse oggi nelle scuole qualcosa si fa, ma simulazioni per il mondo degli adulti sarebbero utilissime. Per evitare il panico e potersi mettere in salvo. Poi ovviamente c’è tutto il capitolo dell’edilizia antisismica. Su questo però i Comuni si stanno dando molto da fare».


Lei è stata anche volontaria ad Amatrice.


«L’iniziativa era nata da una collaborazione fra il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale e il Consiglio Nazionale dei Geologi, su base volontaria. È stata un’esperienza forte. C’erano le macerie, ma insieme la voglia della popolazione di ripartire. Sono comunque due situazioni diverse, per fortuna". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino