Trecenta. Lavori urgenti a palazzo Pepoli dopo il terremoto, il Tar annulla la multa alla Regione

Trecenta. Lavori urgenti a palazzo Pepoli dopo il terremoto, il Tar annulla la multa alla Regione
TRECENTA -  Multata per i lavori a Palazzo Pepoli di Trecenta, inagibile dopo il terremoto del 2012. Era successo alla Regione, che allora aveva ingaggiato una battaglia...

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TRECENTA -  Multata per i lavori a Palazzo Pepoli di Trecenta, inagibile dopo il terremoto del 2012. Era successo alla Regione, che allora aveva ingaggiato una battaglia giudiziaria con la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. Al termine di un contenzioso durato un decennio, il Tar del Veneto ha annullato la sanzione comminata al Genio civile di Rovigo, stabilendo che l'intervento era stato correttamente effettuato in emergenza.


L'INCOLUMITÀ
Al centro della vicenda è "el Palazzon": così in Polesine è chiamato l'edificio cinquecentesco, già possedimento del Ducato di Ferrara, donato nel 1987 dalla famiglia Spalletti alla Regione, che attraverso una convenzione l'aveva dato in gestione al Comune per la realizzazione di convegni e mostre. Proprio durante l'allestimento di un'esposizione, erano emerse situazioni di potenziale pericolosità per l'incolumità pubblica, in relazione allo stato di manutenzione dell'immobile. L'ufficio regionale del Genio civile di Rovigo era quindi intervenuto, in condizioni di somma urgenza, per adeguare gli impianti di illuminazione del salone, sistemare il pavimento in modo da evitare inciampi, recuperare gli elementi lignei di una balaustra a rischio di caduta. La normativa del 1999, in vigore all'epoca, era chiara: "Nei casi in cui l'esecuzione dei lavori in economia è determinata dalla necessità di provvedere d'urgenza, questa deve risultare da un verbale, in cui sono indicati i motivi dello stato di urgenza, le cause che lo hanno provocato e i lavori necessari per rimuoverlo".


LA SANZIONE
Dei lavori era stata data comunicazione alla Soprintendenza. Ma l'amministrazione statale aveva ritenuto di sanzionarne l'esecuzione in assenza di titolo autorizzativo, pur riconoscendo che il bene tutelato non aveva «subìto danno» e che gli interventi apparivano «compatibili con il carattere storico-artistico dell'immobile tutelato». Il 19 luglio 2012, due mesi dopo il sisma, era stata infatti notificata una multa di 3.000 euro al Genio civile, che fa capo alla Regione.


LE CAUSE


A quel punto Palazzo Balbi aveva avviato due cause: l'una amministrativa davanti al Tar, l'altra civile di fronte al giudice di pace. Quest'ultimo già il 13 novembre aveva accolto l'eccezione di difetto di giurisdizione del giudice ordinario sollevata dalla Soprintendenza, declinando la competenza a favore del Tar, dove nel 2013 il fascicolo era stato riunito a quello già pendente. A distanza di dieci anni, ieri è stata pubblicata la sentenza, che ha annullato la sanzione per una sfilza di ragioni: «L'atto impugnato è viziato per carenza di motivazione; difetta infatti di ogni indicazione in ordine alla data e al luogo in cui l'infrazione sarebbe stata accertata, nonché agli estremi dell'atto di contestazione, al nome del funzionario che avrebbe effettuato l'accertamento, all'individuazione del trasgressore, all'enunciazione chiara del fatto passibile di sanzione amministrativa e alle disposizioni che si ritengono violate, al criterio seguito per l'applicazione della sanzione e all'indicazione della norma che la prevede». Ma soprattutto secondo il Tribunale, «nonostante le integrazioni e le osservazioni della Regione», la Soprintendenza non ha «considerato la natura e l'urgenza dei lavori eseguiti dall'ente proprietario», quando invece la legge prevede che "nel caso di assoluta urgenza possono essere effettuati gli interventi provvisori indispensabili per evitare danni al bene tutelato, purché ne sia data immediata comunicazione". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino