Terremoto in Marocco. Il leader della comunità marocchina del Veneto, Abdallah Kezraji: «Un inferno, distrutte intere località»

TREVISO - «Qui c’è l’inferno. Ho visto gente che correva e urlava per strada. C’è chi è rimasto tutta la notte a pregare, sperando che...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TREVISO - «Qui c’è l’inferno. Ho visto gente che correva e urlava per strada. C’è chi è rimasto tutta la notte a pregare, sperando che non ci fosse nessuno sotto le macerie». Abdallah Kezraji parla dal cuore del “suo” Marocco devastato dal sisma. Volto storico dell’integrazione trevigiana, già presidente della Consulta immigrati del Veneto e attualmente impegnato nell’accoglienza dei migranti, si trova a Marrakech insieme alla madre, a 70 chilometri dall’epicentro del devastante terremoto che ha squassato il Paese. 


Kezraji, innanzitutto come sta?
«Fisicamente bene: non ero nella zona dell’epicentro e fortunatamente non ho parenti lì. Ma sono molto dispiaciuto per la mia gente. Non tutti hanno avuto la stessa fortuna: certe zone hanno pagato un tributo di vite altissimo e intere località sono state distrutte».


Dove si trovava quando ci sono state le scosse?
«Ero ad Agadir (nel sud-ovest), al ristorante con amici. Erano le 22.40. All’improvviso ho sentito la sedia tremare, mi sono aggrappato al tavolo e ho gridato: «C’è il terremoto». Sono stato il primo ad accorgermene. 


Gli altri come hanno reagito?
«Non ci credevano, pensavano che stessimo esagerando con l’alcol. Ma subito dopo ha iniziato a tremare tutto: tavoli, lampadari. Due scosse da dieci secondi ciascuna. O almeno così mi è sembrato. In quei momenti è difficile avere la percezione del tempo. Sembrava non finire più». 


Poi cosa avete fatto?
«Siamo corsi in strada, dove si stavano riversando centinaia di persone. Qualcuno si era portato le coperte, un mio amico ha preso acqua e biscotti. Eravamo tutti agitati e impauriti. Intanto dalla zona dell’epicentro iniziavano ad arrivare video e foto impressionanti». 


Dove ha passato la notte?
«A casa di un amico: sono crollato sul letto che ci aveva messo a disposizione mentre l’altro amico che era con me ha preferito dormire in macchina perché temeva altre scosse». 


Com’è la situazione ora?
«Molto difficile. Si continua a scavare sotto le macerie. Sto cercando di capire se tra le vittime e i feriti ci sono altri marocchini residenti in Veneto». 


Rimarrà lì?


«Dovrei rientrare in Italia lunedì ma dipende da come evolve la situazione. Intanto da Treviso sto ricevendo centinaia di messaggi di solidarietà». 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino