Il "messaggio" della terra al Friuli: in un anno più di 200 scosse di terremoto. «Case non a norma? Difficile scappare durante il terremoto»

Sismografi
Il Friuli anno dopo anno conferma la sua sismicità con un «rumore di fondo», cioè scosse non sempre avvertibili se non agli strumenti, che si susseguono...

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Il Friuli anno dopo anno conferma la sua sismicità con un «rumore di fondo», cioè scosse non sempre avvertibili se non agli strumenti, che si susseguono con un ritmo davvero incalzante nel corso degli ultimi mesi: nel 2022, sin qui, se ne sono registrate ben 225 e, praticamente, tutte nella stessa area, ricompresa in trenta chilometri tra Carnia, Prealpi Giulie e il resto del Friuli. Forni di Sotto è all’interno di quel perimetro e qui, a 8 chilometri dal paese e a 10 chilometri di profondità, ieri il Centro di ricerche sismologiche dell’Ogs ha registrato una scossa di 2,9 di magnitudo, la seconda in 24 ore. 


I NUMERI


Negli ultimi 6 giorni, informa ancora il bollettino del Centro, nell’area dentro i trenta chilometri se ne sono avuti sei. E per continuare con i numeri, nell’ultimo mese i terremoti sono stati 32 passando da Forni di Sopra a Sauris, dall’area di Tolmezzo a quella del Parco delle Dolomiti friulane. Di mese in mese, lo sguardo si allunga a tutto l’anno e i 225 terremoti registrati, con una frequenza maggiore nel secondo semestre, hanno ricordato a tutto il territorio friulano la propria natura sismica. A guardare la mappa predisposta dal Centro di ricerche sismologiche, il Friuli è un nugolo di bandierine da Spilimbergo alle Alpi carniche, con la conca tolmezzina decisamente piena. «È l’attività di una zona sismica che, di fatto, comprende gran parte del Friuli», spiega il vicedirettore del Centro di ricerche sismologiche, Paolo Comelli. «Il Centro monitora tutto il Nordest, dove si registrano abitualmente circa mille terremoti l’anno. Il monitoraggio è costante e i report sono inviati alla Protezione Civile, in particolare quando si danno valori sopra la soglia, rispetto all’abituale rumore di fondo. È stato il caso del terremoto di 2,9 di magnitudo del 28 novembre. La segnalazione è fatta – prosegue – anche perché una scossa così può essere percepita e i cittadini possono chiedere informazioni alle autorità competenti, che possono dare riscontro di una situazione monitorata». 


IL QUADRO


Seppur tanti, i 225 sismi che hanno scosso il Friuli quest’anno non possono dirsi un caso. «Che in Friuli il terremoto torni è sicuro, perché questa è una zona sismica e le testimonianza lo raccontano da mille anni», prosegue Comelli. E non è un tempo detto a caso. Il Centro ha censito nei suoi archivi tutti i terremoti sopra i 5 gradi di magnitudo che si sono verificati dall’anno 1000. Sono 13. Sei hanno interessato la Carnia, quattro le Prealpi Friulane, uno Tolmezzo e due il resto del Friuli. Il più antico risale al 28 luglio del 1700 e colpì la Carnia con una violenza di 5.7 gradi. Il secondo si registrò il 10 luglio del 1776, ebbe un’intensità di 5.8 e interessò le Prealpi Friulane. Ne seguirono altri due nel Settecento: il 20 ottobre del 1788 e il 7 luglio del 1794. Nell’Ottocento fu Tolmezzo a essere interessata da una scossa di 5.1 gradi il 13 ottobre del 1889. Sette si concentrano nel Novecento. Due nel 1924, uno nel 1928, uno nel 1959, tutti in Carnia. Nel 1965 a tremare significativamente furono le Prealpi Friulane. E poi, è storia recente, la scossa del 6 maggio del 1976 e quella di settembre. Prevedere un terremoto resta una possibilità remota? Dipende da che cosa si chiede alla previsione è, in sintesi, la risposta dell’esperto. «Dire che il Friuli è una zona sismica è già una previsione – sostiene infatti Comelli -. Pensare di poter vivere in una casa che non è antisismica con la speranza di essere avvertiti in tempo per evacuare, è chiedere una previsione che non ci sarà mai. Pur vigilando sempre attentamente sulle sequenze in corso, e allertando quando ci siano valori sopra la soglia, non è possibile infatti sapere, per esempio, se l’evento si manifesti con una grande scossa cui ne seguono altre minori, o viceversa».

 

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Il Gazzettino