Valvasone, nuovo termovalorizzatore. Il sindaco Maurmair controcorrente: «Se necessario, va bene sul mio territorio»

Un termovalorizzatore
VALVASONE (Pn) - «Perché bisogna valutare bene e con attenzione le opportunità che possono derivare da un termovalorizzatore del sovvallo da rifiuti...

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VALVASONE (Pn) - «Perché bisogna valutare bene e con attenzione le opportunità che possono derivare da un termovalorizzatore del sovvallo da rifiuti nell’area prossima agli stabilimenti di Ambiente Servizi spa a San Vito o a Valvasone Arzene (Zi Tabina)?».

A scendere in campo il sindaco di ValvasoneArzene Markus Maurmair che lancia una sfida aperta sulla realizzazione di un termovalorizzatore. «Ci sono diverse argomentazioni che devono essere soppesate - spiega - a partire dal fatto che la Regione ha previsto nel piano regionale di gestione dei rifiuti l’esistenza di uno spazio di fabbisogno che deve essere soddisfatto e pertanto in ogni caso da qualche parte questo impianto dovrà essere realizzato.


DOVE FARLO


«Ambiente Servizi spa - va avanti Maurmair - è un’azienda strutturata per la gestione del rifiuto con diverse filiere che guardano con attenzione a una circolarità con particolare sensibilità al ridurre le distanze tra la raccolta, la riqualificazione del prodotto e il conferimento a chi lo riutilizzerà. Un esempio è il ciclo del vetro con addirittura la differenziazione tra vetro colorato e vetro bianco . Pertanto vale la pena ricordare che Ambiente Servizi spa produce oggi, come ultima lavorazione dei rifiuti non più riciclabili il combustibile solido secondario (Css) che per essere smaltito viene esportato in prevalenza verso Stati dell’Est Europa dove sarà termovalorizzato con tecnologie meno efficienti con costi che si avvicinano ai 6 milioni di euro l’anno e che sono una componente delle bollette dei cittadini serviti dalla stessa società. Quindi un primo valido argomento per realizzare il termovalorizzatore nell’area di Ambiente Servizi spa significa ridurre i costi di gestione a vantaggio delle bollette dei suoi utenti cioè dei cittadini di 23 Comuni del Friuli Occidentale. Una seconda ragione - conclude - sta nell’evidenza che se l’impianto sarà costruito e gestito da un ente pubblico l’attenzione che dovrà essere posta nel suo funzionamento è indubbiamente più alta poiché l’obiettivo per i manager e amministratori è che le eventuali preoccupazioni per le emissioni derivanti dalla termovalorizzazione siano pari a zero. Inoltre, in una fase storica di grandissima preoccupazione per l’incidenza dei costi energetici, la possibilità che con il nuovo impianto si possa produrre energia elettrica e termica da mettere al servizio di aziende e famiglie con l’obiettivo di calmierare le bollette deve essere ben ponderata. A questo punto e prima di decidere in via definitiva bisognerà solo attendere la formulazione di un business plan che metta insieme i costi di realizzazione dell’impianto, incentivabile anche con fondi statali o del Pnrr. Per il resto - conclude il sindaco - sono una persona che ha fiducia nelle altre persone e in particolare di chi ha più competenze in materie tecniche e che ha realizzato impianti di termovalorizzazione in aree anche densamente popolate, come nel caso di Bolzano, senza che questo abbia creato reali problemi per la salute cui tutti teniamo in modo particolare».


I CONTRARI


«Sull’ipotesi di inceneritore nella zona industriale Ponte Rosso a San Vito, l’assessore Scoccimarro brancola nel buio o finge di farlo». Lo afferma il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in consiglio regionale, Mauro Capozzella. «Fa specie sapere che l’assessore apprende dalla stampa di progetti per realizzare un cosiddetto termovalorizzatore nella zona – continua l’esponente M5S – Ma dopo Confindustria leggiamo che anche sindaci del territorio, ovviamente non quello dove verrebbe insediato l’inceneritore, si appellano al senso di responsabilità. Secondo i fautori dell’impianto, i costi per il conferimento fuori regione del Combustibile solido secondario, che viene bruciato negli inceneritori, ammonterebbero a 5-6 milioni di euro, ma in questo dibattito non vengono indicati i costi di gestione dei residui da combustione che dovrebbero affrontare». 

 

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Il Gazzettino