Il mosaico con la nereide splende, anche se non c'è sole, la mitica nereide a cavallo di un tritone, in quel che resta dell'antica e fastosa città romana di Aquileia. A...
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«Abbiamo rinvenuto una nuova stanza con estesi ornamenti musivi - spiega Marina Rubinich, che dirige il campus -; è inedita e fa parte, probabilmente, degli ambienti settentrionali delle terme aquileiesi. Su un primo mosaico, a grandi tessere, semplice, decorato con fioroni e quadrati, c'è un altro pavimento musivo, più complesso, impostato su un ottagono centrale».
Cuore della composizione la testa di Oceano e, intorno, una serie di trapezi recanti delle raffigurazioni di nereidi a cavallo di tritoni. Tutti temi legati al mondo mitologico marino. La destinazione esatta dell'ambiente non è ancora certa: «Dovremmo essere nell'angolo nordorientale delle Grandi Terme - dice la Rubinich -. Potremmo trovarci di fronte a spazi che si affacciavano su grandi cortili porticati ai lati della piscina natatoria che, invece, sorgeva nella fascia centrale. Forse erano ambiente con spogliatoi e vestiboli: aree, cioè, in cui si lasciavano le vesti prima di entrare nei bagni. È una zona di ingresso, in ogni caso, e riccamente decorata».
Le cosiddette Grandi Terme, più propriamente le «Felici Terme di Costantino», uno degli edifici più grandi della florida città di Aquileia, si estendevano su 25mila metri quadrati e furono state edificate durante la ricostruzione e il rinnovamento dell'abitato romano di cui fanno parte anche il potenziamento delle mura e l'innalzamento della basilica episcopale.
Siamo nel secondo quarto del IV secolo, attorno al 330 dopo Cristo. Il mosaico con la nereide, composto da piccole tessere, è della fine del IV secolo, inizi del V; fa parte di un lavoro di rifacimento di una porzione delle Terme; l'impianto, pubblico, di età imperiale, ebbe una vita piuttosto lunga, fino quasi a metà del V secolo, accertata, ed è possibile sia stato utilizzato anche dopo la "devastazione" operata da Attila.
Lo scavo è frutto di un progetto scientifico congiunto tra Università di Udine e Soprintendenza dei beni archeologici del Friuli Venezia Giulia; è diretto da Frederick Mario Fales, Maria Rubinich e Luigi Fozzati. Le indagini sono soprattutto didattiche; sono cominciate il 14 luglio e saranno ultimate il 10 agosto. Tra agosto e settembre è prevista una seconda fase, dedicata interamente alla conservazione dei mosaici che saranno interrati a garanzia della loro protezione, sino a che non saranno stanziati sufficienti fondi per la loro musealizzazione. Le indagini di quest'anno sono state finanziate, come per il 2011 e il 2012, dalla Regione Fvg, attraverso il Centro di catalogazione e restauro di Villa Manin di Passariano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino