Teresa e Trifone, ​ultimo appello disperato: «Chi sa si faccia avanti»

La fiaccolata a Pordenone organizzata dai parenti di Teresa e Trifone (Pressphoto)
Ultimo appello disperato: «Chi sa si faccia avanti» Un centinaio di persone forse: i familiari dei due ragazzi uccisi,...

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Ultimo appello disperato: «Chi sa si faccia avanti»






Un centinaio di persone forse: i familiari dei due ragazzi uccisi, alcuni commilitoni di lui, qualche amico. Nessun rappresentante delle istituzioni, fatta eccezione per il vicesindaco di Cordenons, Andrea Serio. Sfila in silenzio per le vie della città il corteo in memoria di Trifone Ragone e Teresa Costanza, all'ora dell'aperitivo, e alla gente seduta ai tavolini dei bar non strappa più di uno sguardo curioso. Ma dopo le polemiche dei giorni scorsi i familiari dei due ragazzi non vogliono riaccendere gli animi e si limitano a ringraziare tutti, «quelli che c'erano e quelli che non hanno potuto partecipare».







«Il segno c'è stato - commentano all'arrivo al palazzetto dello sport Carmelina e Rosario Costanza, mamma e papà di Teresa - Grazie alle forze dell'ordine, al vicesindaco di Cordenons e al sindaco Mario Ongaro che non ha potuto essere presente».



Poi, ancora una volta, l'appello perché sia fatta luce sulla morte dei loro ragazzi: «Noi siamo qui perché continuiamo a interrogarci su quello che è successo. Spetta agli inquirenti lavorare: loro lo stanno facendo certamente bene e abbiamo fiducia. Se qualcuno ha visto, se qualcuno ha sentito qualcosa, vada dagli inquirenti a dirlo. Tante cose ci hanno fatto male in questi mesi - concludono -, ma quello che ci ha fatto più male di tutto è stata la perdita di nostra figlia e del suo fidanzato Trifone».



Per rendere omaggio alla memoria dei due ragazzi e per chiedere giustizia, i familiari hanno preparato fiaccole bianche, gialle, rosa e fucsia; un grappolo di palloncini bianchi liberato nel cielo a pochi metri dal punto in cui Trifone e Teresa sono stati uccisi, alcune magliette con la loro fotografia in uno dei tanti momenti felici e una scritta, la stessa che compare sullo striscione: «Uniti per la verità per Teresa e Trifone».



Ma dietro a quello striscione portato da tre commilitoni di Trifone, partito alle 20.15 a pochi metri dalla loggia del municipio, non si accodano più di un centinaio di persone. In prima fila i familiari di Teresa, affiancati dal vicesindaco di Cordenons, poco più indietro quelli di Trifone, alcuni commilitoni del ragazzo con le loro famiglie. Alla partenza, la delusione di chi ha organizzato la fiaccolata si tocca con mano: a quella in corso in contemporanea ad Adelfia (Bari), città natale del giovane militare, i numeri sono ben altri.



Le ultime speranze di un ripensamento del sindaco Claudio Pedrotti muoiono all'arrivo al palazzetto: sul luogo del delitto, delimitato dai nastri bianchi e rossi, accanto ai fiori e alle candele, ad attendere il corteo ci sono solo i rappresentanti dell'Associazione sportiva pesistica pordenonese, quella della quale Trifone faceva parte, che alla memoria dei due ragazzi ha dedicato un volantino firmato da dirigenti, tecnici, atleti e soci. «Il sindaco, comunque, non è venuto»: sottolineano alcuni dei partecipanti.



Non commenta invece la decisione di Pedrotti, Andrea Serio: «Sono qui per esprimere la nostra piena solidarietà alla famiglia in questo momento di grande dolore, come abbiamo già fatto in occasione dell'altra fiaccolata. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino