Colpì l'ex moglie a colpi di roncola: ridotta la condanna in appello

Stefano Rizzo e Gianangela Gigliotti
CONEGLIANO - Aveva straziato l'ex moglie con una roncola nell'abitazione di Conegliano della donna, rendendola invalida al 90 per cento: in primo grado Stefano Rizzo era...

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CONEGLIANO - Aveva straziato l'ex moglie con una roncola nell'abitazione di Conegliano della donna, rendendola invalida al 90 per cento: in primo grado Stefano Rizzo era stato condannato a 12 anni e 2 mesi per il tentato omicidio aggravato della ex moglie Gianangela Gigliotti e per altri reati "minori". La Corte d'appello ha oggi ridotto la pena a 11 anni, un mese e mezzo di reclusione: secondo i giudici di secondo grado non c'era alcuna premeditazione. È caduta, inoltre, l'accusa di appropriazione indebita della Fiat Panda che Rizzo usò per la fuga. Il sostituto procuratore generale Bruno Bruni aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado, mentre la difesa aveva chiesto che il reato principale fosse derubricato da tentato omicidio a lesioni gravissime.




Era la sera del 24 luglio 2013 quando la vita di Gianangela Gigliotti venne stravolta dall'ira del suo ex marito. Stefano Rizzo, 54enne impiegato commerciale della Asco Tlc, prima di uscire di casa, aveva scritto un biglietto alla sua nuova compagna, con la quale da qualche mese aveva avuto un figlio, scrivendole: «Mi sono tolto un peso e l’ho fatta fuori». Salito a bordo della Panda bianca aziendale, era partito da Mareno di Piave e si era diretto a Parè di Conegliano, dove viveva l'ex moglie. Entrò nell'appartamento di via Vecchia Trevigiana da una porta finestra lasciata aperta e iniziò a colpire la Gigliotti, dipendente amministrativa dell'Usl 7, con una roncola. Fendenti al collo, alle braccia e alla schiena sferrati con violenza, tanto da tranciare di netto alla vittima tre dita della mano. Poi la fuga: Rizzo raggiunse la foce del Piave, a Cortellazzo, gettò l'auto nel fiume e lasciò i documenti sulla riva per inscenare un suicidio. Il 54enne, con una bici rubata, raggiunse San Donà, vagando senza meta. Dopo quattro giorni di latitanza venne arrestato a casa della madre ad Arcade.



L'articolo sul Gazzettino di Treviso in edicola mercoledì 4 marzo Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino