Tentata concussione ai danni di Residenza S.Anna: medico condannato

La residenza Sant'Anna a Villadose
ROVIGO - È stato fino allo scorso agosto il responsabile dell'Unità operativa complessa dell'Assistenza primaria dell'Ulss 5, l'articolazione...

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ROVIGO - È stato fino allo scorso agosto il responsabile dell'Unità operativa complessa dell'Assistenza primaria dell'Ulss 5, l'articolazione dell'Ulss che si occupa della continuità assistenziale dei pazienti fragili, dell'assistenza domiciliare e del coordinamento delle strutture residenziali convenzionate. Ieri l'ex dirigente medico Stefano Romagnoli, ferrarese, 66 anni, in pensione da tre mesi, è stato riconosciuto colpevole di tentata concussione e condannato a 2 anni e 8 mesi. Tutto ha origine da una denuncia presentata ormai quattro anni fa da un manager dalla Residenza Anni Azzurri Sant'Anna di Villadose, secondo il quale il dirigente dell'allora Ulss 18 non avrebbe fornito i presidi medici per l'assistenza domiciliare integrata e lo avrebbe indotto a stipulare una consulenza privata, da circa 1.500 euro al mese, perché questa avrebbe facilitato l'ottenimento dei materiali sanitari che la struttura, essendo convenzionata, avrebbe comunque dovuto ricevere in ogni caso.

 


L'accusa è stata vagliata da lunghe indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri, coordinate dal pm Monica Bombana. Nel corso degli accertamenti, avvenuti anche tramite intercettazioni telefoniche, è saltato fuori anche un modulo per la privacy in calce a una richiesta di valutazione che una suora di clausura ultrasettantenne avrebbe sottoscritto al posto della madre superiora per conto della casa di riposo. Per questo l'anziana suora, accusata di falso, ha patteggiato tempo fa, mentre il dottor Romagnoli, sempre nell'udienza di ieri, ha ricevuto un'ulteriore condanna a 2 mesi, per falso. Nel procedimento la casa di cura, che fa parte del gruppo Kos, con sede a Milano, che gestisce 77 strutture in 10 regioni, e il manager che aveva denunciato il dirigente dell'Ulss 18, si erano costituiti parte civile. L'avvocato Cristina Furfari, difensore del dottor Romagnoli, già è pronta al ricorso in appello. «Non è mia abitudine fare annunci di questo tipo prima di aver letto le motivazioni di una sentenza sottolinea , ma in questo caso so già che la impugnerò. Anche perché ritengo che dai documenti che avevamo prodotto emergesse con chiarezza che non poteva sussistere il tentativo di concussione: sostanzialmente, il dottor Romagnoli non aveva un potere di autorizzazione, che era in capo al Distretto sanitario, ma era un mero prescrittore».
F.Cam. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino