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PORDENONE - La situazione è talmente stratificata e di difficile risoluzione che quello di ieri, anche se è decisamente un piccolo passo avanti, può essere visto come un'autostrada. Ora resta da capire se i fragili equilibri che si sono rinsaldati riusciranno a far fiorire un nuovo percorso. Difficile dirlo, perchè si tratta di battaglie che vanno anche oltre la semplice gestione del potere e si legano alle questioni di origine etnica delle persone che frequentano, ma soprattutto gestiscono (o vorrebbero farlo), la moschea di Pordenone.
COSA È SUCCESSO
È facile capire che dove ci sono potere e soldi le situazioni sono sempre complicate. Soprattutto se chi li ha in mano rischia di perderli. Ebbene, sin dall'inizio della sua nascita (e anche prima) a gestire l'Associazione islamica e quindi anche il Centro in Comina, c'è stato uno zoccolo duro di persone che sono arrivate in Italia dal Marocco. A loro si sono aggregati alcuni tunisini e una parte di egiziani (non tutti). L'intera organizzazione, però, è sempre stata in mano all'etnia del Marocco. Sia chiaro, il Centro islamico è frequentato da fedeli musulmani di tutte le etnie, sudanesi, nigeriani, Burkina Fasu, gran parte dei Paesi dell'Africa dell'ovest, parte della zona Balcanica e soprattutto Pakistani e del Bangladesh.
IL MUTUO
Non è tutto.
I SOCI
Esiste al Centro islamico un libro dei soci che dovrebbe essere aggiornato ogni tot tempo per consentire a tutti di far parte dell'Associazione. Solo che - a quanto pare - quel libro non viene aggiornato almeno da tre anni. In più dal 2017 non è mai stata fatta una nuova assemblea e non è mai cambiato il direttivo, salvo qualche sostituzione per dimissioni. In pratica, anche se la situazione oggi è ben diversa da un punto di vista delle presenze e dei pesi in caso di votazione, i vecchi soci legati a quella famosa maggioranza marocchina, vorrebbero eleggere il nuovo direttivo con i numeri di una volta. È evidente che a chi è arrivato dopo, ha contribuito a pagare e che oggi è anche maggioranza, non può accettare questa decisione. Sembra anche - ma su questo non ci sarebbero allo stato riscontri - che a diverse persone che volevano iscriversi e che avevano pagato regolarmente la quota, siano stati restituiti i soldi per evitare di cambiare gli equilibri. Sono almeno una quindicina le comunità rimaste fuori dal libro dei soci e sono - tra le altre - i Senegalesi, i Nigeriani, il Burkina Fasu, una parte consistente di Pakistani e del Bangladesh, Bosniaci, Macedoni, e Stati dell'Africa dell'ovest. Tutti insieme avrebbero la maggioranza in assemblea e quindi toccherebbe a loro gestire il Centro islamico. Cosa, di cui ovviamente dall'altra parte della barricata non vogliono assolutamente saperne. Il quadro è abbastanza chiaro per capire perchè ci sono queste tensioni che si ripropongono a distanza di poche settimane.
L'ASSEMBLEA
L'assemblea di ieri alla quale hanno partecipato solo gli iscritti al libro dei soci che sono più o meno 150 con grande maggioranza di etnia marocchina (tutti gli altri sono più o meno 450 ma sono rimasti fuori) doveva fare il blitz (eleggere il direttivo) con i vecchi numeri, cosa che non è riuscita. Ora potrebbe aprirsi una nuova fase. Ma è tutta in salita.
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Il Gazzettino