Carenza di dottori, parte la telemedicina: si inizia con l'elettrocardiogramma a distanza

Carenza di dottori, parte la telemedicina
TREVISO - Telemedicina per ridurre tempi e distanze per visite ed esami, cercando di ridurre il problema della carenza di medici. Ora si fa sul serio. Da settembre l'Usl della...

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TREVISO - Telemedicina per ridurre tempi e distanze per visite ed esami, cercando di ridurre il problema della carenza di medici. Ora si fa sul serio. Da settembre l'Usl della Marca garantirà almeno 30 visite al mese in modalità tele-consulto ad altrettanti pazienti con problemi neurologici. Al primo passo ne seguiranno molti altri. A cominciare dall'elettrocardiogramma a distanza: nella seconda parte del 2022 si inizierà a eseguirlo, intanto nel distretto di Treviso, anche a domicilio, negli ambulatori integrati dei medici di famiglia e negli ospedali di comunità. I referti verranno scritti da remoto, cioè dall'equipe di specialisti del Ca' Foncello.


LE TAPPE


Dall'anno prossimo il servizio sarà esteso in tutta la provincia. Nel distretto di Pieve di Soligo, poi, si sta già sperimentando l'App che consente di gestire le lesioni cutanee a domicilio con la consulenza a distanza dei responsabili degli ospedali. Anche in questo caso dall'anno prossimo la sperimentazione sarà allargata a tutta la Marca. E di seguito l'attività entrerà a regime. Sempre nel 2023, inoltre, medici e infermieri del distretto di Pieve di Soligo cominceranno a usare ecografi portatili per individuare eventuali trombosi venose direttamente a domicilio, senza più attendere i pazienti negli ospedali. Gli obiettivi sono contenuti nel nuovo piano integrato di attività e organizzazione, appena approvato dall'Usl. La medicina a distanza è tra i punti centrali. Dopotutto bisogna trovare una soluzione per recuperare entro fine anno le quasi 40mila prestazioni non urgenti rinviate durante l'emergenza Covid e allo stesso tempo rispondere alle richieste per nuove visite, che sono aumentate del 30% rispetto a prima dell'epidemia. La Regione ha già messo a disposizione quasi 6,6 milioni per il recupero di visite, esami e interventi chirurgici. E proprio ieri ha aggiunto 14,6 milioni per coprire le maggiori spese sostenute dalle strutture sanitarie trevigiane per l'emergenza Covid: quasi 9,2 milioni per l'Usl e 5,4 milioni per i privati convenzionati. «E' necessario lavorare sempre di più con la telemedicina e il tele-consulto, che agevolano l'erogazione dei servizi mettendo direttamente in comunicazione pazienti, medici di famiglia e specialisti sottolinea Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca allo stesso tempo cercheremo di supportare i medici di famiglia con personale di segreteria e infermieri di famiglia, che potrebbero fare anche le visite a domicilio e gestire i pazienti positivi al Covid in isolamento».


LE CARENZE


Il fronte della medicina territoriale resta estremamente delicato. Oltre agli incarichi temporanei, in provincia attualmente mancano 70 dottori di base rispetto allo standard ideale. Vuol dire che oltre 100mila trevigiani oggi non hanno un riferimento stabile in ambulatorio. Un aiuto potrà arrivare dalla nuova figura dell'infermiere di famiglia. L'Usl ne ha previsto uno ogni 6.250 trevigiani. Per il momento ne ha chiesti 48 (dodici per distretto, dividendo quello di Treviso in nord e sud). Più 8 operatori sociosanitari (due per distretto). «L'infermiere di famiglia svolgerà l'attività sia negli ambulatori distrettuali che al domicilio dei pazienti che non sono già presi in carico dal servizio di assistenza domiciliare integrata spiegano dall'azienda sanitaria sarà il professionista che aiuterà le persone ad adattarsi alla malattia e alla disabilità cronica, con un ruolo attivo di educazione terapeutica sia verso la stessa persona assistita che verso il caregiver». Il tutto puntando ad aprire quanto prima i 17 nuovi super-ambulatori, le cosiddette Case della comunità, che resteranno aperti per 12 ore al giorno. I contratti per la loro realizzazione verranno sottoscritti entro giugno del 2023. Di seguito, le nuove strutture dovranno essere pronte per il 2026, come previsto dal Pnrr. Saranno il riferimento principale per medici di famiglia così come per una serie di specialisti, sempre nell'ottica di sgravare gli ospedali. Potranno inoltre contare sulla presenza di strumenti per le diagnosi. E in alcuni casi è stata messa addirittura in conto una sorta di sala operatoria per semplici interventi chirurgici. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino