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TREVISO - «Chiamate, segnalate, denunciate. Donne, non rimanete nell'incertezza, non fermatevi neppure se avete solo un dubbio su una situazione che non vi lascia tranquille o che potrebbe essere pericolosa. Ma servono più risorse. Molto spesso, nel 99%, non si trova posto per l'inserimento nelle case protette. Noi facciamo il nostro, riuscendo comunque a rispondere alle emergenze, facendo rete. Le norme ci sono, ma all'atto pratico bisogna poter contare su più strutture e più personale specificatamente formato». E' di fatto un duplice appello quello lanciato da Stella Di Bartolo, avvocata, presidente del centro anti-violenza del Telefono Rosa di Treviso. Il timore è che la vicenda di Vanessa Ballan possa spingere qualcuna a pensare che alla fine la denuncia non sia troppo utile. Lei, 26 anni, mamma di un bambino di quattro, in attesa del secondo figlio, alla fine di ottobre aveva denunciato per stalking Bujar Fandaj, il 40enne kosovaro che martedì scorso l'ha uccisa a coltellate nella sua casa di Riese. «Ma è fondamentale continuare a denunciare non si stanca di ripetere Di Bartolo a prescindere da quello che è successo nel caso specifico, che verrà accertato per chiarire eventuali sottovalutazioni, l'unico modo per arginare il fenomeno della violenza contro le donne è proprio quello di rivolgersi alle forze dell'ordine, ai pronto soccorso degli ospedali e ai centri anti-violenza. Non si può smettere di denunciare».
LE STRUTTURE
In caso di pesanti maltrattamenti, le donne vengono subito inserite in strutture protette.
IL PROGETTO
Nel nuovo piano di zona dell'Usl della Marca è stata prevista la costruzione di una nuova casa protetta per donne vittime di violenza e minori: verrà realizzata a Villorba, al posto di 6 mini-alloggi, attraverso un finanziamento da 600mila euro nell'ambito del Pnrr. L'orizzonte è quello del 2026. «Speriamo venga fatta rapidamente si augura la presidente del Telefono Rosa di Treviso è evidente che il meccanismo di protezione deve essere garantito al meglio». Nel frattempo il centro anti-violenza continua la propria attività di sensibilizzazione nelle scuole e nelle imprese. Anzi, non ha mai smesso. La prevenzione della violenza di genere passa soprattutto per l'educazione. E' importante anche declinare il genere nel linguaggio? Spesso ci si divide sull'opportunità di chiamare una donna il sindaco o la sindaca. "La terminologia è rilevante, ma non perdiamo di vita il punto della situazione conclude Di Bartolo tutto serve per parlare di cultura di genere e per attivare le dinamiche più utili per arrivare alle pari opportunità. Ben venga anche la discussione sulla terminologia. Ma il nodo più importante è cercare di aiutare le donne, affrontando ad esempio la spinosa questione della parità di stipendio".
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Il Gazzettino