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VENEZIA Il caso è stato risolto nel giro di ventiquattr’ore. Prima i carabinieri che bloccano per strada il responsabile del furto, poi il ritrovamento del cellulare (e la riconsegna, a tempo di record alla legittima proprietaria) e infine - inserendo il nome nella banca dati delle forze dell’ordine - l’identificazione e la denuncia per furto aggravato di un trentaduenne tunisino, residente a Spinea, con alle spalle un lungo pedigree di fatti simili.
Si è chiuso così il capitolo aperto una settimana fa quando è stato rubato il cellulare di Monica Poli, la pasionaria del gruppo dei Cittadini Non Distratti e diventata per il mondo intero “lady Pickpocket” dopo che l’apertura del canale Tik Tok e Instagram del Non Distratti ha portato il suo avvertimento «Attenzione borseggiatori», gridato nelle calli di Venezia, fino alle colonne del New York Times.
«Non sapevo nulla della denuncia» ha commentato ieri Poli, consigliera di Municipalità a Venezia, in quota Lega, e nei giorni scorsi finita al centro di alcune polemiche per la sua sovraesposizione. «Mi hanno richiamato i carabinieri il giorno dopo il furto e mi hanno riconsegnato il telefono.
Il cellulare era stato rubato a Poli mentre lei stava rilasciando un’intervista in campo San Tomà a una televisione straniera, attirata dall’eco del suo lavoro da Non Distratta. «Mi ero sentita sfiorare, avevo pensato che il cellulare mi era caduto dalle tasche e invece me l’avevano rubato», ha spiegato.
L’indagine è stata veloce. Il trentaduenne residente a Spinea, il cui identikit era stato fornito dalla stessa Poli, è stato fermato poche ore dopo il furto. Non aveva con sé il telefonino di “Lady Pickpocket” che è stato ritrovato grazie alla geolocalizzazione attiva sul modello di smartphone usato da lei per immortalare i borseggiatori e denunciarli pubblicamente sui social. Tanto da ricevere, più volte, minacce, insulti e anche sputi da chi veniva ripreso e mandato in mondovisione.
Un lavoro che aveva portato anche la Prefettura a organizzare più controlli contro i borseggi, da sempre piaga di Venezia nei periodi in cui il turismo riempie la città d’acqua.
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