Vietato usare le telecamere per controllare i dipendenti: reintegrata al Casinò di Venezia

Vietato usare le telecamere per controllare i dipendenti: reintegrata al Casinò di Venezia
VENEZIA - Il datore di lavoro non può utilizzare le telecamere di sicurezza per controllare i propri dipendenti, salvo che tale eventualità passi attraverso accordo...

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VENEZIA - Il datore di lavoro non può utilizzare le telecamere di sicurezza per controllare i propri dipendenti, salvo che tale eventualità passi attraverso accordo sindacale e informazioni dettagliate. È con questa motivazione che la sezione lavoro del Tribunale di Venezia ha dichiarato illegittimo il licenziamento di una impiegata amministrativa del Casinò di Venezia, avvenuto nel gennaio del 2018 e basato proprio sulle immagini riprese dalla telecamera di controllo, in base alle quali le era stato contestato di essersi intascata indebitamente somme versate dai clienti per accedere alla Casa da gioco, per un ammontare complessivo di 90 euro.

 
LA NORMATIVALa sentenza, firmata dal giudice Anna Menegazzo, capovolge l'ordinanza con cui l'anno scorso, in sede d'urgenza, il licenziamento era stato confermato. Nella motivazione del provvedimento viene richiamata la norma di riferimento, ovvero l'articolo 4 della legge 300 del 1970, modificata dal decreto legislativo 151 del 2015, la quale dispone «gli impianti audiovisivi e gli altri strumenti dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori possono essere impiegati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale e possono essere installati previo accordo collettivo stipulato dalla rappresentanza sindacale... le informazioni raccolte sono utilizzabili a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro a condizione che sia data al lavoratore adeguata informazione delle modalità d'uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli».
Rilevata la mancanza di accordo sindacale e di qualsivoglia informazione ai lavoratori, il Tribunale ha ritenuto inutilizzabili quelle immagini e, di conseguenza, è venuta a mancare la principale prova a carico dell'impiegata, assistita dagli avvocati Valeria Fabbrani e Giacomo Cucco.
DENUNCIA IN PROCURADagli atti prodotti dal Casinò nel corso della causa, ma anche nella denuncia presentata in Procura (poi archiviata per tenuità del fatto), emerge soltanto che la dipendente, in servizio al bancone d'ingresso del Casinò, consegnò a nove clienti che non ne avevano diritto, altrettanti biglietti d'ingresso gratuito che prevedevano la possibilità di giocare un importo di 10 euro. Comportamento censurabile, ma non sicuramente da licenziamento. La dipendente spiegò di aver cercato in quel modo di far fronte alle proteste di clienti che avevano presentato coupon scaduti il giorno precedente.
Il Casinò è stato condannato a reintegrare la dipendente al proprio posto di lavoro, versandole 12 mensilità di stipendio (oltre a contributi previdenziali e assistenziali) a titolo di risarcimento dei danni subiti. La Casa da gioco ha già impugnato in appello, mentre la dipendente ha preferito non rientrare al lavoro, optando per l'indennità sostitutiva di 15 mensilità.

Gianluca Amadori
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Il Gazzettino