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VENEZIA - Tempi che si allungano per il Teatro di San Cassiano, con il rischio che l'operazione possa sfumare. Il progetto dell'imprenditore-musicologo inglese, Paul Atkin, di ricostruire a Venezia una copia fedele della struttura seicentesca, primo esempio di teatro pubblico d'opera al mondo, è ancora in attesa di un via libera dal Comune sul possibile sito dove realizzarlo. Le ipotesi intanto sono diventate due: oltre allo Squero di Sant'Isepo, in uso alla Società di mutuo soccorso fra carpentieri e calafati (fermamente contraria) - soluzione che a questo punto appare meno probabile - è tornato in campo Palazzo Donà Balbi, ex sede dell'ufficio scolastico regionale in Riva de Biasio, vuoto e tra le proprietà della Città Metropolitana in vendita. Atkin, che lavora a questo progetto da oltre quattro anni, ora ha bisogno di tempi rapidi. Di recente un possibile finanziatore si è tirato indietro proprio per la lunga attesa, mentre altre città europee - Parigi in testa - sarebbero interessate ad ospitare la ricostruzione del teatro barocco.
UNA DOPPIA VALUTAZIONE
Al momento la valutazione dei due siti è all'attenzione dell'assessore al Bilancio, Michele Zuin. «La scelta ultima sul progetto spetta al sindaco - premette l'assessore - Ma prima di entrare nel merito se far fare o no il teatro, stiamo valutando la sostenibilità economica delle due ipotesi.
INVESTIMENTI SFUMATI
Atkin, come ha ribadito più volte, vuole realizzare un'opera sostenibile, che si regga sui propri ricavi e abbia una ricaduta positiva per la città. Il nuovo teatro - che la società vuole realizzare su una proprietà da acquistare - punta a richiamare una clientela internazionale di appassionati di musica barocca. Porterebbe posti di lavoro, in settori legati all'artigianato tradizionale. In questi anni l'imprenditore-musicologo non si è mai fermato per realizzare il suo sogno. Ha imparato l'italiano, ha preso casa e residenza a Venezia, il mese scorso è entrato a far parte di Europa Nostra. Ma la lunga attesa sta minando la fattibilità del suo progetto. «Per Sant'Isepo è quasi un anno che aspetto la risposta finale da parte del Comune. 16 mesi di stallo - racconta -. Per tenere vivo il progetto spendo 20mila euro al mese. Ma di fronte a tanta incertezza, un mese fa, un finanziatore che era pronto a investire 35 milioni ha rinunciato. A questo punto per me è impossibile andare avanti senza conferme da parte del Comune. In altri paesi non accadrebbe». Una vicenda che Atkin teme diventi un circolo senza uscita: «In Comune pensano che non abbia la forza di ottenere l'investimento. Ma io perdo gli investitori perché il Comune non mi dà certezze sul sito - sintetizza - Voglio realizzare il teatro di San Cassiano a Venezia, dove è nato. Amo questa città e voglio restarci. Ma il progetto non può aspettare oltre».
L'ULTIMA OFFERTA
Ed ecco l'ultima offerta su Palazzo Donà Balbi, con i suoi vantaggi. «Salveremmo un palazzo storico nell'abbandono, senza chiedere denaro pubblico e senza trasformarlo nell'ennesimo albergo - sottolinea l'imprenditore -. Un investimento da una sessantina di milioni, dieci in più di quello per Sant'Isepo, che porterebbe 209 posti di lavoro». Offerta per cui la San Cassiano Group può aspettare un tempo limitato. «60 giorni» calcola Atkin. Il pallino ora è solo nelle mani di Comune-Città metropolitana.
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