«Meno lavoro tra acqua alta e Covid: così suono l'armonica in taxi per dare allegria»

VENEZIA - A fianco dello sportello dell'auto c'è scritto Torino 12, la sigla del suo taxi, ma dal finestrino esce una melodia blues suonata con l'armonica....

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VENEZIA - A fianco dello sportello dell'auto c'è scritto Torino 12, la sigla del suo taxi, ma dal finestrino esce una melodia blues suonata con l'armonica. All'interno dell'auto non è la radio a diffondere le note, ma c'è la tecnica di Riccardo Da Re, classe 74, cappello anni 50 e vestito impeccabile. È il codice di abbigliamento del Tassista musicista, anche se lui però non ci sta: «No, musicista è troppo, sono solo un autodidatta, non vorrei che quelli veri si offendessero».


OLTRE LA CRISI Eppure Riccardo è una di quelle belle storie di chi non demorde di fronte ai problemi di tutti i giorni, si lascia le difficoltà alle spalle e trova come impiegare bene i tempi morti del suo lavoro. Coltiva così una passione, regalando qualche secondo di spensieratezza a chi passa in fianco al suo mezzo grazie alle sue doti. «Ho sempre avuto il vezzo dell'armonica, da novembre dello scorso anno, dopo l'acqua granda e il virus, il lavoro è calato notevolmente e così ne ho approfittato per sviluppare la mia tecnica. Con l'aumento delle ore di sosta ho più tempo per praticare il mio interesse», racconta. Da Re è discreto e si definisce una persona che si ispira agli anni 50: «Quando il rispetto delle persone era un valore». Oltre a questo, a caratterizzarlo è un forte, innato desiderio di musica. Da giovane suonava la batteria in una band, poi il lavoro e i turni l'hanno allontanato dal gruppo, senza però fargli dimenticare come appoggiare l'armonica e farne melodia. Nei momenti di pausa a piazzale Roma, all'aeroporto di Tessera, alla stazione, in via Poerio, piazzale Cialdini o all'ospedale di Mestre è possibile ascoltarlo: «Se non do fastidio, perché altrimenti tiro su il finestrino», precisa.
IMPROVVISAZIONE
Le note sono quelle dell'improvvisazione blues-jazz: «Suono dove mi trovo, ma non quando sono il primo della coda, perché lì l'attenzione deve essere massima per il cliente». Da Re mette davanti a tutto l'ospite del suo taxi: «Non faccio un mestiere difficile, un'auto la può guidare anche una scimmia, la differenza la fa come si trattano i clienti, ho nostalgia per gli anni del rispetto delle persone, non ho mai usato pantaloncini corti, nemmeno con 50 gradi all'ombra, penso che sia decoroso così, credo che l'abbigliamento faccia parte del servizio che si offre».
NIENTE SOCIAL

Da Re dice di essere né schivo, né social: «Sono totalmente analogico, mi è stato detto che qualcuno mi ha ripreso e messo su Facebook, va bene, non è un problema, io social non ne ho e non ne uso, mi auguro sia stato gradito». Nato a Carpenedo, figlio di un tassista, il tassista musicista è sposato con due figli di sei e nove anni, si definisce 100% mestrino, anche se Venezia ha il suo fascino: «Suonare a piazzale Roma mi piace di più, Venezia ha un'ispirazione particolare. Improvviso e faccio pezzi diversi seguendo un tema a seconda di come mi sento. Non suono né per lucro, né per gli altri, lo faccio per me». Il momento legato al covid non aiuta: «Le ore di sosta non sono un bel segnale, il fatturato è calato del 60-70%, ma non mi lamento - continua - perché ci sono persone che hanno perso tutto e fanno fatica a ricominciare». Lui, intanto, suona. E dal finestrino del suo taxi allieta i passanti che per qualche secondo possono dimenticare i problemi della giornata grazie alla sua musica, come se fosse un artista di strada.
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Il Gazzettino