Ex Cotto Veneto, la scelta: «Iva non pagata per saldare gli operai». La sentenza: assolto, fu necessità

Ex Cotto Veneto, la scelta: «Iva non pagata per saldare gli operai». La sentenza: assolto, fu necessità
CARBONERA - O lo Stato o gli stipendi, o i soldi al Fisco o alle famiglie degli operai. Una scelta complicata per tanti imprenditori durante gli anni più duri della crisi...

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CARBONERA - O lo Stato o gli stipendi, o i soldi al Fisco o alle famiglie degli operai. Una scelta complicata per tanti imprenditori durante gli anni più duri della crisi che ha messo all'angolo tante realtà economiche importanti del manifatturiero trevigiano. Tra il 2011 e il 2012 è successo anche alla Cotto Veneto, storica azienda di Carbonera leader a livello nazionale della ceramica, un colosso che, quando gli affari andavano bene, chiudeva con fatturati dai 10 milioni in sù e la cui stabilità finanziaria venne messa a dura prova dalla recessione. E con sempre maggiori difficoltà a tenere in equilibrio i bilanci arrivarono i problemi a pagare le spese correnti, tra cui i salari. Ma  saldare i conti con la forza lavoro era una questione d'onore per Gesuino Cossu, il 69enne rappresentante legale di quella che nel frattempo era diventata la Ven.Sol. Group. A costo di lasciare indietro le scadenze con l'erario.

Risultato: in due anni di imposta, tra il 2012 e il 2013, la società non pagò oltre 400 mila di euro di Iva. Arrivarono le verifiche dell'Agenzia delle entrate, la denuncia e il processo. Finito con una assoluzione. Assistito dall'avvocato Paolo Pastre del Foro di Treviso, Cossu è infatti riuscito a dimostrare che dietro a quella super evasione dell'imposta sul valore aggiunto non c'era la volontà di fregare lo Stato ma una condizione di necessità

ATTIVITÀ DA SALVARE
«Dovevamo cercare di salvare l'attività - la tesi difensiva - e la forza lavoro era fondamentale». In più nessuno, tra i membri del management se l'era sentita di tagliare i livelli occupazionali o non saldare gli stipendi. «C'erano tante famiglie che ne avrebbero fatto le spese». Quindi a saltare il turno fu lo Stato. Puntando su una riorganizzazione interna e investendo su un gruppo di dipendenti altamente specializzato la Ven.Sol., ex Cotto Veneto, provò a rilanciarsi. Venne individuato anche un investitore straniero che avrebbe potuto, con una importante iniezione di capitali freschi, ridare ossigeno alle finanze. Ma nel 2016 l'esito di un pignoramento decretò la fine di tutto, portando al fallimento. Ma quel quasi mezzo milione di Iva non pagata per il giudice Umberto Donà è un fatto che non costituisce reato. 

LA SCELTA

A colpi di documenti della contabilità Cossu e il suo legale hanno dimostrato infatti che l'Iva è stata uno dei pochi debiti non saldati e che gran parte delle risorse continuava a essere messa in attività a pagamento degli stipendi. Una evasione, insomma, di necessità, una scelta dolorosa ma necessaria orientata al male minore.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino