Partito il conto alla rovescia: fra 5 settimane a Venezia scatta la tassa di imbarco all'aeroporto. Save al Tar contro Governo e Comune

Partito il conto alla rovescia: fra 5 settimane a Venezia scatta la tassa di imbarco all'aeroporto. Save al Tar contro Governo e Comune
VENEZIA - Esattamente fra cinque settimane, a Venezia scatterà la tassa d'imbarco. Ma lo scontro è già aperto: avendo capito che non è uno scherzo...

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VENEZIA - Esattamente fra cinque settimane, a Venezia scatterà la tassa d'imbarco. Ma lo scontro è già aperto: avendo capito che non è uno scherzo l'applicazione da sabato 1° aprile dell'addizionale comunale sui passeggeri dell'aeroporto Marco Polo, la società di gestione Save ha deciso di passare al contrattacco, presentando un ricorso al Tar del Veneto contro la delibera municipale che l'ha istituita sulla base delle leggi statali. Da quanto trapela, fra gli argomenti dell'impugnazione c'è l'osservazione secondo cui Ca' Farsetti e Palazzo Chigi avrebbero dovuto valutare ipotesi alternative di gettito erariale, come per esempio l'aumento dell'Irpef a carico dei residenti.


LA MISURA
L'azione giudiziaria risulta essere stata notificata giovedì. In quanto concessionaria pubblica dello scalo di Tessera, Save ha impugnato la delibera di approvazione del Bilancio di Venezia per il triennio 2023-2025, nella parte in cui il Consiglio comunale aveva dato attuazione a una misura ammessa da due norme nazionali, vale a dire la Finanziaria 2022 e il decreto Aiuti, poi convertito in legge. La normativa statale dà infatti la possibilità alle Città metropolitane, che abbiano un indebitamento pro capite superiore a mille euro, di sistemare i propri bilanci anche introducendo un "obolo" sull'imbarco aereo compreso fra 0 e 3 euro, anziché tagliare i servizi. Poco prima di Natale, era stato così approvato (con 20 voti favorevoli e 13 contrari) un emendamento della Giunta che prevedeva appunto l'istituzione dell'addizionale su ciascun viaggiatore, fissandola in 2,50 euro dal 2023 al 2031, con una successiva e progressiva diminuzione dal 2032 al 2042.


LA SOSPENSIVA
Il ricorso è stato depositato nei confronti del Comune di Venezia, ma anche della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri competenti in materia, cioè Interno ed Economia. Fra le varie contestazioni formulate, infatti, pare che vengano sollevati dubbi sulla legittimità costituzionale delle norme nazionali che hanno consentito a Venezia, come pure a molti altri municipi, di introdurre l'addizionale in accordo con il Governo. L'iniziativa punta non solo all'annullamento della delibera, ma nell'attesa anche alla sua sospensiva, probabilmente paventando un grave danno economico per il Marco Polo, considerato il rischio di "fuga" da Venezia delle compagnie low-cost, più volte pubblicamente dichiarato. L'innalzamento della tassa d'imbarco da 6,50 a 9 euro, moltiplicato per i volumi di traffico dei vettori a basso costo, ne abbatterebbe infatti sensibilmente i margini di guadagno.


LE OPZIONI


Da quanto si può capire, la società capitanata da Enrico Marchi ritiene che il Comune guidato da Luigi Brugnaro, così come il Governo (all'epoca presieduto da Mario Draghi), avrebbe dovuto prendere in considerazione altre opzioni per accrescere le proprie entrate. Quali? Per esempio l'incremento dell'addizionale comunale Irpef per i cittadini di Venezia, addebitando così ai residenti la spesa-extra sostenuta dalla città per fare fronte ai flussi turistici. Non è difficile immaginare che su un argomento simile sarà battaglia con gli avvocati di Ca' Farsetti. In queste settimane l'ente locale ha già evidenziato che il 96% delle persone che si imbarcano al Marco Polo non sono veneziane. Pertanto è prevedibile che i suoi legali intendano contrastare in giudizio la tesi di Save secondo cui i turisti non avrebbero alcun rapporto con la città di Venezia e quindi non dovrebbero farsi carico dei suoi costi. Esborsi che una legge dello Stato, però, definisce "speciali". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino