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VENEZIA - L’industria del turismo gonfia i portafogli dei privati ma porta un raggio di luce anche nelle casse dei comuni veneti: secondo uno studio della Fondazione Think Tank Nord Est, condotto sulla base dei bilanci preventivi delle amministrazioni, per l’imposta di soggiorno in Veneto nel 2023 si stima un incasso record di quasi 88 milioni di euro, con una previsione di crescita del 5% rispetto al dato più elevato finora registrato, relativo al 2019 (83,5 milioni, contro gli 83,3 del 2022). Un ritorno al passato che in questo caso è un bel viatico per il futuro, con un deciso balzo in avanti rispetto all’ultima stagione pre Covid che archivia in via definitiva le annate condizionate dalla pandemia. E per molte e buone ragioni gli esperti ritengono che al tirar delle somme i numeri del turismo regionale e i relativi incassi legati alla tassa di soggiorno si assesteranno proprio su quanto i Comuni hanno ipotizzato. «Direi che siamo assolutamente in linea con le previsioni - osserva il presidente di Fondazione Think Tank Nord Est, Antonio Ferrarelli - come diversi sindaci mi hanno confermato. Qualcuno si lamenta, come è tipico del nostro Paese, ma ci sono più luci che ombre, la marginalità per gli operatori è buona e anche lo spauracchio dell’inflazione è stato tenuto a bada anche se qualche conseguenza nei comportamenti c’è stata: ad esempio i turisti che hanno affittato alloggi per la vacanza hanno mangiato meno al ristorante sfruttando di più la possibilità di cucinare in casa. Se, come pare, ci aspetta una fase finale di bella stagione (in diverse località le prenotazioni per settembre stanno andando a gonfie vele) il gettito finale dell’imposta di soggiorno nel 2023 potrebbe essere ritoccato al rialzo, ma in ogni caso non ci si scosterà molto dall’incasso record stimato in 88 milioni».
IMPOSTA IN 146 COMUNI
Ci sono almeno tre fattori che incidono in questo boom: il maxi incasso è legato non solo all’andamento delle presenze turistiche, ma in alcuni casi anche dall’innalzamento delle tariffe, nonché dall’aumento del numero dei Comuni nei quali si paga l’imposta (sono 146 i Municipi veneti ad averla introdotta, mentre nel 2019 erano 126). «Per quanto riguarda le previsioni 2023 - evidenzia la nota della Fondazione - il gettito maggiore finirà nel Veneziano, dove sono attesi introiti per oltre 54 milioni di euro, un dato superiore anche alle entrate registrate nel 2019.
IMPENNATA NEL PADOVANO
Nelle altre province sorride il Bellunese (si prevedono entrate per 4,2 milioni di euro, di cui circa la metà a beneficio di Cortina) mentre nel Padovano si stimano introiti record per 7,2 milioni di euro grazie al traino dei centri termali: ad Abano Terme ci si aspetta l’incasso più alto, pari a quasi 3 milioni di euro, mentre a Montegrotto Terme l’incremento delle tariffe dovrebbe portare in cassa 1,8 milioni di euro. Padova capoluogo rafforza la sua vocazione di città turistica sempre più “scoperta” anche dagli stranieri con una previsione di gettito pari a 2,2 milioni, meno confortanti i dati di Treviso ma in ripresa rispetto al deludente consuntivo 2022. «Il settore turistico crea ricchezza sul territorio anche attraverso la fiscalità locale - è l’analisi conclusiva del presidente Ferrarelli - e pertanto è fondamentale che le risorse raccolte dai Comuni attraverso l’imposta di soggiorno diventino a loro volta un volano di crescita. Il gettito deve quindi contribuire a sviluppare l’attrattività delle destinazioni turistiche lungo tutto l’arco dell’anno. La sfida delle amministrazioni comunali, attraverso le progettualità realizzate con l’imposta di soggiorno, è quella di stimolare gli investimenti degli operatori turistici: in questo modo si attiverebbe un meccanismo virtuoso con benefici per tutte le imprese del territorio e per i turisti stessi».
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Il Gazzettino